29. UGO BOCCATO – da “il Resto del Carlino” del 24 sellembre 1992

carlino
Giovedì, 24 sellembre 1992

A ADRIA UNA MOSTRA ANTOLOGICA SUL PITTORE CURATA DA LEOBALDO TRANIELLO
Gli estri di Boccato

Sul primo limitare degli anni Cinquanta, ad Adria, c'era ancora la possibilità dI avvertire distintamente una sorta di pervicace "genius loci".
C'era, innanzi tutto, un capriccioso percorso, che si addentrava fin negli intimi recessi della città per raggiungere la rarefatta sorpresa degli estremi sobborghi, farfugliando di osterie infagottate e piene di fumo, giardini che occhieggiavano nelle sbrecciature dei muri, botteghe ingombre che si aprivano nei vicoli. bric - à - brac e severi ritratti di famiglia di salotti borghesi, parole pronte a confondersi in discussioni appassionate e interminabili, cicalecci e odori di certe case basse aggruppate sulle rive del "canale".
Ma c'era, specialmente, la presenza di taluni personaggi, che incarnavano, quasi, il senso delle diverse vocazioni che avevano prepotentemente animato e fatto proterva una città di nobili e perdute origini.
Nati nell'ultimo scorcio del secolo scorso, poco meno che coetanei (come a voler rinverdire i privilegi di una generazione), questi personaggi prolungavano la loro parabola terrena in un geloso attaccamento ai valori essenziali e alle verità levigate dall'usura dei giorni.
AI di là di fragili apparenze. vivevano in un fervido isolamento, che la gente troppo spesso confondeva con la superbia o con l'orgoglio: era, invece, ciò che un vocabolo purtroppo desueto definisce ..sprezzatura».
Ancora, si poteva indovinare l'ombra incerta del poeta Marino Marin, che l'estenuazione degli anni aveva reso cieco, accomunandolo al lontano retaggio di Luigi Groto. Carica di impegno e passione civile restava la parola di Cesare Zen e Giambattista Scarpari continuava a dar fondo agli archivi di una memoria culturale, che alleava slancio e tradizione, sapere e tecnica.
Non era lontano il musicista Nino Catozzo, rintanato nella sua casa persa nelle campagne verso Bellombra e non era raro sorprendere Ugo Boccato mentre dipingeva con straordinaria felicità creativa sul bordo di un canale lucente.
Si poteva, insomma, percepire il senso di una appartenenza, ma anche il lento fluire del tempo in un certo modo che aveva il presente di respirare il passato attraverso i polmoni di quegli uomini.
Nei quaranta anni che sono trascorsi, molte cose sono cambiate.
Ma, negli alterni giochi di recupero e omologazione che caratterizzano il triste tramonto del nostro secolo, questi uomini aspettano ancora di essere riconosciuti nella vivida luce della loro verità, per uscire finalmente da una imbalsamazione reverente e inconsciamente ostile.
Un primo ed importante passo nella direzione di una opportuna riscoperta è costituito dalla accurata esposizione antologica e retrospettiva che, in questi giorni nella Sala Groto, il Comune e la Pro Loco di Adria hanno dedicato all'opera del pittore Ugo Boccato, morto più che novantenne giusto dieci anni fa.
Curata da Leobaldo Traniello, con l'affettuosa collaborazione di Franz Boccato (uno degli undici figli dell'artista e scrupoloso custode di parte della sua opera), l'esposizione ben risponde all'esigenza di testimoniare e documentare con quadri di sicura esemplarità un itinerario pittorico complesso, eppure sempre profondamente fedele alla vocazione originaria, disperso in numerosissimi lavori (i circa 900 quadri che il curatore ha esaminato negli anni sono solo una parte di una produzione affollatissima).
Complessivamente, l'esposizione si rifà a quanto Io stesso Traniello aveva intuito cinque anni fa (in occasione di una densa rassegna, dedicata ai ritratti dipinti dall'artista adriese, che peraltro faceva seguito ad una ampia silloge dei disegni), quando scriveva che "una mostra antologica che illustrasse la pittura di Boccato con almeno una cinquantina di pezzi riserverebbe ben poche sorprese anche a molti che pur ne hanno seguito la storia".
E le sorprese, appunto, non mancano, connotando un percorso creativo che prende le mosse da un olio su cartone del 1914 (il primo che ci è noto dell'artista) e arriva fino ad un paesaggio su tavola ascrivibile ai tardi anni Settanta, quando cioè il pittore era alle soglie dei novanta anni.
Fra questi due termini c'è uno svariare di interessi e soggetti, tecniche e approcci alla materia pittorica, che scandiscono una inesausta ricerca espressiva che si arricchisce, di volta in volta, di influenze, suggestioni. riferimenti, allusioni, estri repentini e irrefrenabili.
Ma, un filo conduttore potrebbe essere reperito nel graduale procedere verso l'esaltazione della luce, studiata e riscoperta soprattutto nel paesaggio, che viene dapprima accostato sulla traccia di certo realismo lirico ("Verso sera", un olio dei primi anni Venti), per poi procedere secondo diverse suggestioni verso l'impressionismo (il gioco di riflessi e rifrazioni, le deformazioni prospettiche e cromatiche).
Ecco, allora, quel "Paesaggio palesano n. 2" (risalente, pare, alla fine degli anni Quaranta), che pur ricalcando la lezione degli impressionisti, riesce ad immergere nella luce ogni elemento, stravolgendo nel movimento forme e colori.
E, ancora, due tele di circa un decennio dopo, con una rapinosa visione delle valli bassopolesane che è, a nostro modesto avviso, uno dei momenti più alti e strepitosi della mostra: qui, la luce accende i colori in una irresistibile vibrazione.
Quasi all'opposto, una piccola tavola dell'ultima stagione creativa ("Casa rossa sul canale»): l'estrema trasparenza dell'insieme riesce a trasformare ogni addensarsi del colore e dei toni in iridato riflesso.
Certo, Ugo Boccato è anche il noto pittore dei covoni e della campagna, l'autore di straordinari ritratti.
Ma la sorpresa di questa mostra è che l'artista adriese si riqualifica come pittore della luce.
Resta da segnalare il bel catalogo, stampato con molte attenzioni dalla Minelliana e firmato da Leobaldo Traniello che, con un profilo biografico e artistico di Boccato e con schede e commenti ai molti dipinti riprodotti, riesce a cogliere l'avventura di un pittore e di un'opera assai più complessi e ricchi di quanto si era fin qui ipotizzato.
Articolo di Sergio Garbato


MOSTRA ANTOLOGICA A ADRIA
Ugo? Disegna sempre...
Profilo di un artista che ha lasciato il segno
"Disegna sempre!», diceva di lui sconsolata, la maestra, moglie del poeta Marino Marin.
Il profilo di Ugo Boccato, pittore adriese, nato nel 1890 e morto nel 1982, è forse racchiuso in questa frase, che ne caratterizza l'originale umanità.
Infatti Boccato, la pittura l'aveva nel sangue, un sangue caldo che nel 1909-1910 Io portò a Venezia a incontrarsi con Milesi, Parmi, Cobianco.
Figlio di popolo, nel 1912 fu spedito in Libia: ne ricavò una pugnalata alla mano.
Fu uno spirito ribelle come testimonia il "lancio» di sassi indirizzati al vescovo di Adria in trasferimento a Rovigo, fatto per il quale fu inquisito.
Negli anni '19-'20 fu a Milano, sodale di Frissa, Cantù e Annigoni.
Poi tornò ad Adria e non si allontanò più se si eccettua il periodo di segregazione, dal '44, in un campo di concentramento in Polonia.
Nel 1941 rimase vedovo.

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