1. UGO BOCCATO - Mio nonno paterno

Tutto quello che ho recuperato da Internet su mio nonno è questo.
Mi propongo di pubblicare quello che ho in mio possesso.

Ugo Boccato

Leobaldo Traniello


Ugo Boccato (Adria, 1890-1982) è uno dei più significativi pittori polesani, ma fuori dal Polesine è poco noto. Eppure se potè toccare alcuni dei traguardi più ambiti per un pittore - la Quadriennale di Roma (1939) e la Biennale di Venezia (1948) - vuoi dire che la sua pittura supera chiaramente la dimensione provinciale. A Boccato hanno nuociuto due fatti: l’essere vissuto in una provincia che ha tardato ad attrezzarsi sul piano culturale e su quello organizzativo nei riguardi dell’arte figurativa, e l’aver avuto un temperamento impulsivo che lo ha portato a non elaborare alcuna pianificazione strategica della propria attività. Ma Boccato fu un artista che rispose con sincerità ad una vocazione pittoria autentica: per questo merita di essere conosciuto per quello che è stato veramente.


     Ugo Boccato
    di Padus , 10/9/2000

Di Ugo Boccato, nato a Adria nel 1890, la maestra, moglie del poeta Marino Marin, diceva sconsolata: "Disegna sempre!". Un vizio noto al padre calzolaio che a lavorare cuoio disegnato si era rassegnato pago alla fine di quella licenza, e primo premio, conseguita dal figlio scapestrato in disegno decorativo alla Scuola d'arte applicata. 
La pittura, Ugo Boccato l'aveva nel sangue; sangue caldo che nel 1909-10 lo portò a Venezia a incontrarsi con Milesi, Parmi, Cobianco. 
Figlio di popolo, nel 1912 fu spedito in Libia: ne ricavò una pugnalata ad una mano. Poca cosa se la Grande Guerra lo volle con sé per tre anni: si meritò la corte marziale per crude riflessioni sulla guerra e sulla condizione dei soldati al fronte espresse in corrispondenza sottoposta a censura: quattro anni di galera, non scontati per amnistia. 
Lo spirito ribelle che l'aveva fatto additare e inquisire quale "lanciatore" nella sassaiola indirizzata al vescovo di Adria in trasferimento a Rovigo diventava naturalmente libertario, anarchico nel significato stretto. Non lo trattennero la moglie Antonia Donà (1895-1941) né il primo figlio Gino (ne ebbe undici): negli anni '19-20 fu a Milano, sodale di Frissa, Cantù, Annigoni. Tornò ad Adria, alla famiglia anno dopo anno più numerosa. 
Non se ne allontanò più, se togliamo il periodo di soggiorno, dal '44, in un campo di concentramento in Polonia. Nel 1941 aveva perso la moglie. Dal dopoguerra lo ritroviamo a... pesca. Ci andò anche in un giorno del '75, accompagnato in auto dall'allieva Paola Rigolin Lorenzetti che cadde in acqua e lui 85enne (se ne vantava) trasse a riva. Quasi un secolo di vita, e di affetti, nelle tele di Ugo Boccato. La morte del pittore avviene nel 1982.

Oddino Guarnieri - pittore

Critica

Oddino Guarnieri è certamente uno dei pittori più famosi e prolifici nel panorama italiano dell’ultimo cinquantennio. Egli ha interagito con innumerevoli personalità sia in ambito artistico sia nel campo della critica e le sue opere si trovano tra le maggiori collezioni pubbliche e private italiane ed estere. Ma per giungere ad essere l’artista che noi oggi stimiamo, anch’egli ha dovuto attraversare un periodo di intensa e affascinante gavetta. A conferma di quanto scritto, basta osservare i primordi della sua carriera, rappresentati da alcune tavole riemerse dopo sessanta anni, per vedere come, fin dalle prime pennellate, emergono chiaramente dei tratti distintivi che diventeranno le costanti del suo essere pittore. Dipinti su tavola tra il 1949 e il 1952, questi podromi sono opere nate da riflessioni e studi che il giovane Guarnieri ha compiuto dopo aver visto, in compagnia del maestro Ugo Boccato (pittore attivo durante il secondo dopoguerra), la grande mostra parigina dedicata a W. Kandinsky.
Cosa la spinse a realizzarsi nell’ambito della pittura, vi sono stati degli eventi che hanno influito in tal senso?

Direi di sì, c’è stato un momento della mia vita in cui andai ad abitare con la mia famiglia in un appartamento della villetta del pittore Ugo Boccato, che era un grande amico di mio padre ed aveva esposto alla Biennale di Venezia. Era piuttosto anziano ma appresi da lui le tecniche fondamentali del dipingere. Avevo soltanto otto anni e mi portava con sé a dipingere in campagna. Di nascosto gli rubavo i colori e i pennelli, ma lo sapeva e si metteva a ridere perché lo facevo per amore della pittura. Una passione che mio padre ha sempre assecondato.

2. UGO BOCCATO - Cenni biografici

 019-8x6  
Ugo Boccato è nato ad Adria (Rovigo) l'8 Dicembre 1890.
Frequentò la scuola elementare sino alla 7^ (o all' 8^).
Studiò disegno e pittura privatamente per circa due anni presso il Prof. Antonio Casellato, un giovane adriese che aveva studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Dal 1906 al 1909 frequentò la Scuola d'Arte Applicata alla Industria (Sezione Disegno Decorativo) di Acida, dalla quale venne licenziato col 1° premio.
La scuola era diretta dal prof. Antonio Viaro.
Cominciò a disegnare giovanissimo, lo faceva persino alla scuola elementare, durante le lezioni, tanto che la maestra (la moglie del poeta Marino Marin) ebbe a lamentarsene con i genitori.
Passò poi alla pittura, al colore ("che entra nel sangue",diceva).
All'età di 19 anni si trasferì per circa due anni a Venezia, dove frequentò l'ambiente artistico, iscrivendosi anche al Sindacato delle Belle Arti locale.
Successivamente, sempre a Venezia, in data non nota, entrò in contatto con i pittori Alessandro Pomi, Duilio Corompai, Luigi Cobianco, Aldo Bergamini, Fioravante Seibezzi e Alessandro Milesi.
Partecipò come fante alla guerra di Libia (1912) e alla prima guerra mondiale, durante la quale riuscì anche a dipingere, grazie al Cap. Filippo Leonetti col quale si era instaurato un rapporto d'amicizia, poi durato tutta la vita.
Nel 1918 sposò Maria Antonia Donà, di cinque anni più giovane, dalla quale ebbe undici figli, quattro maschi e sette femmine.
Nel 1919 si trasferì a Milano, dove salvo un breve intermezzo adriese, si fermò per diversi mesi.
Qui si iscrisse alla "Famiglia Artistica" ed alla "Società delle Belle Arti"; conobbe e divenne poi amico degli artisti Donato Frisia, Angelo Cantù e Giuseppe Amisani, che favorirono il suo inserimento nell'ambiente artistico locale e dai quali ebbe incoraggiamenti ed utili consigli.
Nel 1941 morì la moglie, all'età di 46 anni.
Durante l'ultima guerra, nel 1944 aderì al Comitato di Liberazione Nazionale di Adria da poco costituito,012-8x6 che aveva come fine non azioni di guerra ma l'assistenza agli sbandati ed alle loro famiglie.
Gli fu assegnata la zona di loc. Orticelli e Cavedon di Adria.
Nello stesso anno venne deportato in Polonia ad opera dei fascisti, da dove rientrò fortunosamente un mese dopo circa.
Nel 1951, in conseguenza dell'alluvione nel Polesine, sfollò a Camino al Tagliamento nel Friuli (sino al giugno 1952).
Nel 1959 fu operato all'Ospedale S.Anna di Ferrara per "distacco di retina"; l'intervento ha esito positivo, però qualche mese dopo un nuovo distacco della retina gli fa perdere l'occhio destro.
Ciò non gli impedisce di dipingere, come farà fino a pochi mesi prima della morte.
Per il sostentamento della famiglia esercitò prima, per un breve periodo, il mestiere di fotografo, poi quello di tinteggiatore-decoratore (titolare di una piccola impresa) e, infine, saltuariamente, quello di impiegato.
La sua prima partecipazione ad una mostra collettiva ebbe luogo a Rovigo nel 1913 (o 1914), dove vennero ammessi due suoi quadri, un paesaggio ed una natura morta.
La sua prima mostra personale ebbe luogo in Adria nel 1920, presso le scuole elementari.
Il discorso d'apertura fu tenuto dall'avv. Gastone Costa.
Partecipò a quasi tutte le esposizioni che venivano organizzate nei centri artisticamente più vivi fuori dal Polesine, fra le quali le più significative: Concorso Nazionale "Premio Franck" al Castello Visconteo di Pavia (1936) - Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa Venezia (1933 - 1934 - 1936 - 1938 un suo quadro è acquistato dal Comune di Venezia - 1940 e 1943) - 1^ Quadriennale d'Arte Nazionale - Palazzo dell'Esposizione Roma (1939 quadro acquistato dal Ministero della Cultura Popolare) - 3^ Mostra del Sindacato Nazionale Belle Arti - Palazzo dell'Arte Milano (1941 un suo quadro è acquistato dalla Confederazione professionisti ed artisti).

015-8x6 E finalmente il traguardo tanto agognato, la Biennale di Venezia: alla XXIV^ Esposizione (1948) viene accettato un suo quadro, "Alberi e barche", oggi di proprietà di un amatore di Chioggia.
Ugo Boccato è morto in Adria il 22 marzo 1982.
Su Boccato sono state pubblicate due monografie, una sulla grafica nel 1983, curata dal dott. Paolo Rizzi di Venezia ed edita dal Comune di Adria, l'altra sugli olii, nel 1992, curata dal prof. Leobaldo Traniello di Rovigo ed edita dalla Associazione Culturale Minelliana di Rovigo.
Nel 1995 viene intitolata a suo nome, ad Adria, una via che collega Corso Vittorio Emanuele II con Piazza Cavour assieme ad una mostra personale presso la "Sala Cordella".

3. UGO BOCCATO - Mostre

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UGO BOCCATO
(1890 – 1982)


MOSTRE COLLETTIVE
1923 - 3^ Mostra Artistica Mantovana - Palazzo Ducale - Mantova.
1925 - Esposizione d'Arte dei Combattenti delle Tre Venezie - Sale Napoleoniche - Palazzo Reale -Venezia.
1926 - Mostra d'Arte del Fanciullo d'Italia - Galleria Buffoli - Milano.
1926 - 2^ Mostra di Belle Arti della Città di Chioggia - Chioggia.
1926 - IV^ Esposizione d'Arte delle Tre Venezie - Salone della Ragione - Padova.
1927 - Esposizione Primaverile – Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente - Milano.
1927 - 5^ Esposizione d’Arte delle Venezie - Padova.
1929 - 1^ Mostra d’Arte Polesana in Adria - Adria.
1930 - Esposizione Primaverile - Società  per le Belle Arti ed Esposizione Permanente - Milano.
1931 - Società  per le Belle Arti ed Esposizione Permanente - Esposizione Sociale - Milano.
1932 - 2^ Mostra d'Arte Polesana in Adria - Adria.
1932 - 3^ Mostra Sind. d'Arte Triveneta - Padova.
1932 - 3^ Mostra Nazionale al Palazzo dell’Arte – Milano.
1933 - XXIV^ Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa - Venezia.
1933 - Premio Nazionale di Pittura Golfo della Spezia - Casa d'Arte - La Spezia.
1934 - XXV^ Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa - Venezia.
1935 - Mostra dei Colli - Este.
1936 - XXVII^ Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa - Venezia.
1936 - II^ Mostra Sindacale Polesana Città  di Rovigo - Rovigo.
1937 - XXVIII^ Esposizione dell’Opera Bevilacqua a Masa - Venezia.
1937 - 5^ Mostra d'Arte Futurista del Gruppo Savarè- Teatro Salieri di Legnago.
1937 - Mostra dei pittori Brombo A., Boccato U.,Galimberti D., Pagan L. - Lido-Alberoni.
1937 - Mostra del Bozzetto - Palazzetto Morosini – Chioggia.
1938 - XXIX^ Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa – Venezia.
1939 - III^ Mostra Sindacale Polesana Città di Rovigo - Rovigo.
1939 - 3^ Quadriennale d'Arte Nazionale - Palazzo dell'Esposizione – Roma.
1939 – Conc,so Naz.le Giacomo Favretto organizzato dalla Biennale di Venezia - Venezia
1940 - XXXI^ Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa - Venezia.
1940 - Ente Autonomo Manifestazioni Artistiche - 2° Premio Cremona - Cremona.
1941 - 3^ Mostra del Sindacato Nazionale Belle Arti - Palazzo dell'Arte - Milano.
1942 - Mostra degli Artisti Polesani - Salone del Grano - Rovigo.
1943 - XXXIV^ Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa - Venezia.
1945 - Mostra degli Artisti Polesani - Rovigo.
1945 - Premio Nazionale di Pittura F. P. Michetti" - Francavilla a Mare.
1946 - 1^ Mostra d'Arte Mod. - Villa Naz. - Strà.
1947 - Mostra d'Arte - Rovigo.
1947 - 2^ Mostra Triveneta del Ritratto - Udine.
1948 - XXIV^ Biennale Internazionale di Venezia.
1948 - 1^ Mostra Naz.le d'Arte Contemp."Aprile Milanese" - Villa Reale - Società per le Belle Arti - Milano.
1948 - Premio Nazionale di Pittura F. P. Michetti" - Francavilla a Mare.
1948 - IV^ Esposizione Interregionale d`Arte Contemporanea - Ravenna.
1949 - Premio di Pittura "G. Favretto" - Venezia.
1949 - V^ Esposizione Nazionale d'Arte Contemporanea - Ravenna.
1950 - Circolo Culturale Cittadino - Badia Polesine - Mostra di Pittura.
1951 - Celebr. Centenarie e V° Premio Naz.le di Pittura "F.P.Michetti" - Francavilla a Mare.
1951 - Esposizione d'Arte Italiana Contemporanea - Ravenna.
1951 - Mostra della frutta nell'Arte - Massalombarda.
1951 - I Fiori nell'Arte - Circolo "Gino Piva" - Rovigo.
1951 - Mostra Provinciale d'Arte - Salone del Grano - Rovigo.
1951 - Mostra degli Artisti Polesani - Circolo Culturale Cittadino - Badia Polesine.
1952 - Concorso Provinciale d`Arte - Rovigo.
1953 - Esposizione d'Arte delle Tre Venezie – Padova.
1954 - Mostra dei pittori polesani al Liceo Musica "A. Buzzolla" di Adria.
1955 - XI^ Esposizione d'Arte delle Tre Venezie - Salone della Ragione - Padova.
1955 - Biennale d'Arte Triveneta - 11^ Mostra - Padova.
1955 - 1^ Mostra Naz.d'Arte Cont. di pittura - Az.Aut. di Soggiorno - S.Benedetto del Tronto.
1955 - Mostra Internazionale d'Arte Contemporanea - Palazzo delle Esposizioni - Roma.
1955 - 2^Mostra di pittura del ritratto a soggetto (ex tempore) - Città di Rovigo - Rovigo.
1956 - Premio Naz.le Medusa per il paesaggio euganeo e 1^ Mostra d'Arte Figurativa - Este.
1956 - IV^ Mostra Nazionale di Pittura Estemporanea "Marina di Ravenna" - Ravenna.
1956 - 2^ Ex Tempore di Pittura del Paesaggio Canarese - Canaro.
1957 - 3° Premio Legnago per la Pittura Città di Legnago - Legnago.
1957 - XI^ Mostra d'Arte Contemporanea - Cormons.
1959 - 3^ Rassegna Continuità figurativa – Rimini.
1960 - Premio Naz.le di Pittura "Garofolo" - Città di Rovigo - Ente Prov. per il Turismo - Rovigo.
1961 - Mostra d'Arte Interprovinciale delle province di Rovigo e Ferrara - Badia Polesine.
1961 - Mostra Internazionale del 10 x 15 - Ferrara.
1961 - XII^ Mostra d'Arte Interregionale "Premio Copparo" - Copparo.
1961 - 1^Mostra d'Arte Triveneta - Salone del Grano - Rovigo.
1961 - 9^ Rassegna artisti figurativi – Brescia.
1964 – Pittori del domani – Palazzo Corvaya – Taormina.
1965 – Artisti Italiani d’Oggi – Salsomaggiore.
1966 - Mostra Internazionale Contemporanea - Chieti.
1966 - Concorso Nazionale di Pittura Premio Città di Adria - Adria.
1965 – Artisti Italiani d’Oggi – Salsomaggiore.
1973 - Concorso Naz.le d'Arte Contemporanea - Adria.
1974 - Collettiva del Miniquadro - Galleria d'Arte "La Raffaella" - Cavarzere.
1975 - Rassegna d'Arte Contemp. di Pittori Veneti - Galleria d'Arte "Delta 2000" - Rivà.
1975 - Mostra Collettiva di Pittura - Circolo Artistico Culturale "Ugo Boccato" - Loreo.
1976 - Collettiva di Maestri Veneti degli anni '30 - Galleria "Cordella" - Adria.
1977 - Collettiva del Miniquadro - Circolo Artistico "L'Incontro" - Rovigo.


MOSTRE PERSONALI
1922 - Scuole elementari di Adria.
1930 - Galleria Penzo - Chioggia.
1932 - Circolo Unione - Adria.
1935 - Circolo Littorio - Rovigo.
1936 - Sindacato Belle Arti - Rovigo.
1940 - Sindacato Belle Arti - Rovigo.
1946 - Sindacato Artisti del Polesine - Rovigo.
1948 - Alla Bottega d'Arte "R. Penzo" - Chioggia.
1960 - Circolo Artistico Adriese - Adria.
1961 - Piccola Galleria del Polesine "Livio Rizzi" - Rovigo.
1961 - Galleria "Il Bulino" - Ferrara.
1963 - Galleria d'Arte "Garofalo" - Rovigo.
1963 - Accademia dei Concordi - Rovigo.
1965 - Sala ex Museo Bocchi - Adria.
1965 - Aix les Bains - Savoia (Francia).
1965 - Circolo Artistico Bologna - Bologna.
1965 - Sala ex Museo Bocchi - Adria.
1966 - Scuole elementari - Badia Polesine.
1968 - Galleria d'Arte S. Luca - Verona.
1969 - Galleria "Il Cambrinus" - Montecatini Terme.
1971 - Sala ex Museo Bocchi - Adria (antologica).
1972 - Galleria "Etruria" - Adria (mostra di pastelli).
1973 - Galleria "Etruria" - Adria.
1974 - Galleria d'Arte "Roda" - Rovigo.
1974 - Galleria "Hatria" - Adria.
1975 - Biblioteca Civica "G. C. Bronziero" - Badia Polesine.

MOSTRE POSTUME
1982 - (giugno) - Mostra di opere scelte del periodo 1920-1970, promossa dall'Amministrazione Comunale di Adria "Sala Cordella" - Adria.
1983 - (maggio) - 1^ Mostra Antologica di Grafica, promossa dall'Amm. Com.le di Adria "Casa della Cultura M. Marin" - Adria.
1983 - (27/11 – 08/12) - Mostra Retrospettiva di olii e disegni alla Galleria d'Arte Moderna - Biblioteca Comunale di Cavarzere.
1986 - (05/10 – 16/11) – Mostra Collettiva alla VII^ Biennale Triveneta delle Arti – Villa Contarini – Piazzola sul Brenta (Pd)
1987 - (31/10 – 15/11) - Mostra Retrospettiva di pittura alla Biblioteca Civica "G. C. Bronziero" - Badia Polesine
1994 - (08/10 – 28/10) – Mostra Personale alla Galleria d’Arte l’Incontro – Rovigo (Ro)
1995 - (28/01 – 09/02) – Mostra di opere dell’Artista presso Sala "Cordella” – Adria (Ro)


Jole Simeoni Zanollo :
Ugo Boccato, pittore di Adria, ci accoglie con le tipiche atmosfere palustri dai lontani orizzonti, dalle acque stanche che preludono al mare, dai canali assopiti lambenti casoni e casolari deserti.
Raramente il tema della solitudine ha avuto accento più caldo e accorato.
E il pittore ama perdersi in queste plaghe desolate che pur serbano l'incanto di un mondo perduto. Sono le valli di Porto Tolle, di Taglio di Po, di Ariano, realizzate in larghe stesure, con i colori suggestivi della terra che si impaluda: il ruggine, il bruno, il verde spento legato da pallide zone di rosa contro banchi di nebbia.
Un mondo di silenzio che affascina Boccato e sollecita la sua lunga e proficua meditazione.

Carlo Segala :

... Le valli di Porto Tolle, Taglio di Po, Ariano, in certo modo, sono divenute, nella pittura di
Boccato un che di unitariamente definito e caratteristico, qualcosa di indimenticabile, che va oltre la semplice notazione, per divenire opera di poesia, espressione compiuta....


Renato Sitti :

Il segreto della sua pittura sta nell'incontro autentico e felice di due elementi fondamentali di cui è impostata l'atmosfera del paesaggio naturale e umano del Delta: la suggestione romantica delle luci e dell'aria fatta salsa dal mare e la sofferenza profonda degli uomini che sudano ogni giorno un pane amaro su quella terra desolata, sulle rive di un fiume che porta ad ogni ansa solitaria,memorie di dolore.
Evitando il folcloristico turismo insito nell'uno, il facile pietismo popolaresco che potrebbe suggerire l'altro, Boccato realizza nelle sue composizioni una sintesi di sentimenti, a volte violentemente contrastanti, con l'uso immaginoso del colore e la scelta oculata del taglio narrativo...

Ambrogio Buffa :

... Quello di Boccato è un mondo denso di fermenti spirituali ma lontano dalla civiltà, un mondo
incantato verso cui l'artista dimostra un vivo senso di solidarietà e di amore e con il quale apre un colloquio fatto principalmente di silenzi e di attese.
Ne viene che la pennellata delle opere boccatiane è assolutamente priva di frivolezze, di fronzoli, diretta, invece, com'è, ad aprire un discorso chiaro ed immediato, a dare delle sensazioni precise anche se nascoste dentro paesaggi silenti.
Nessun cerebralismo, quindi, nelle opere di questo ricercatore di solitudini, ma piuttosto molto istinto, molta passione ed un innato senso del colore per mezzo del quale egli sa dare autentiche sensazioni placidamente malinconiche e, nel contempo, ricche di profonda poesia...

Robert Millet :

... La simplicitè, la noblesse des formes et des couleurs, l'amour de la nature et la puretè du style font de ses oeuvres, d'une rare subtilitè de palette, un vèritable poème plastique.

Leobaldo Traniello :

Una pittura spontanea, immediata, ottenuta con pennellate scarne ed intense.
E soprattutto le luci: riflessi, trasparenze, contrasti, tutti tenuti su un binario di robusta freschezza, che ben di rado cade nel trito o nel banale; e se pur talvolta non evita lacune è riscattata dall'energia che anima la realizzazione.
Un pittore, insomma, che dipinge con una passione autentica, con spontaneità, e quindi con onestà.

Ivo Prandin :

... I suoi quadri li riconoscevi subito fra gli altri, fossero in un salotto, in uno studio privato o in luoghi pubblici, ed erano "finestre"aperte sulla nostra terra, con le sue piattezze ed il suo humus che sembra fatto anche di sedimenti emotivi.
Una certa pastosità del colore, un'atmosfera spesso sfumata - e che probabilmente rispecchiava la sua mitezza - erano elementi tipici del suo stile.
Non c'erano gridi, nel suo linguaggio, semmai qualche sospiro...
La cultura polesana ha il compito, adesso, di tenere vivo il ricordo di Ugo Boccato, anche perchè molti hanno imparato a conoscere la terra polesana e la luminosità del Delta sulle sue opere.
Il suo occhio era puro.

Paolo Rizzi :

... I disegni più recenti (dal dopoguerra agli anni Settanta) si raccordano ai dipinti, di cui abbiamo larga conoscenza.
Il tema di centro è il paesaggio polesano, soprattutto rivierasco, con lo slargarsi della prospettiva tra cielo, acqua e terra.
In senso lato si potrebbe definire impressionistico questo modo di dipingere e disegnare, in quanto legato alla captazione del momento fenomenico; quindi resa delle luci trasparenti od opache, dei valori fumiganti, dei riflessi equorei, del cangiare di colori sugli argini e sugli alberi.
In ciò Boccato è un interprete assai sensibile, oltre che abile.
Ma ciò che lo contraddistingue è proprio l'aderenza, direi umorale, ai valori della sua terra; ed è per questo che gli adriesi si riconoscono nei quadri di Boccato.
Nessuna sdolcinatura, nessun effettismo: bensi una sorta di impeto, una forza vitale, un'apertura di sentimento.
Si riconosce il realismo della terra polesana, che cerca una sua definizione formale (e per certi versi plastica) pur nei valori dell'atmosfera.
In un certo senso Boccato ripercorre l'esperienza cèzanniana: consolidare, "realizzare"...



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4. UGO BOCCATO - Ritratti

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UGO BOCCATO
(1890 – 1982)

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Ancora non si è presentata l'occasione per fare un bilancio complessivo dell'attività di Ugo Boccato, lunga (occupa un arco di settant'anni) ed intensa.
Un discorso d'insieme sul pittore adriese dovrebbe mettere in evidenza l'artista istintivo (e quindi anche discontinuo, certamente), ma ben orientato e aperto a molteplici esperienze, con le quali ha segnato varie tappe della sua carriera.
Sono convinto che una mostra antologica che illustrasse la pittura di Boccato con almeno una cinquantina di "pezzi" riserverebbe non poche (e, si intende, piacevoli) sorprese anche a molti che pur ne hanno seguito la storia.
In attesa che si possa conoscere davvero Ugo Boccato, ci si può orientare con questa mostra di ritratti - che segue altre analoghe esposizioni organizzate, negli anni scorsi, da un figlio dell' artista -, che permette di verificare alcuni momenti cruciali della sua vicenda: da una pittura forte e compatta attorno al 1930 (si tenga presente che Boccato era nato nel 1890), ad una realizzazione più "spiritualizzata" attorno alla metà del quarto decennio, ad una pittura in cui il colore - inteso anche come materia cromatica - assume un ruolo più immediato, fino agli anni Cinquanta, quando la pennellata diventa la protagonista del quadro.
Poi Boccato si dedicherà in maniera preponderante al paesaggio, con il quale potrà affrontare più liberamente al tema a lui del tutto congeniale del colore-luce, e tratterà solo saltuariamente il ritratto, con una ripresa (come "autoritratto") agli inizi degli anni Settanta.
Ma anche attraverso la visione di questa mostra, limitata nella dimensione e nel tema, si colgono alcuni aspetti significativi dell' artista, le sue emozioni immediate ed intense, che traspaiono anche da sotto il controllo intellettualistico della prima maturità, e che non di rado raggiungono la felice pienezza del canto a gola spiegata.
                                                               Leobaldo Traniello
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6. UGO BOCCATO – Scheda “Panoramica sugli artisti italiani”

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Ugo Boccato
Adria (Rovigo), Via della Resistenza, 10
Pittore, è nato a Adria nel 1890. Fin da giovanissimo ha cominciato a dipingere. All'età di 16 anni si iscrive alla Scuola d'Arte e Mestieri, diretta dal prof. Viaro, di Adria.
A 19 si reca a Venezia ove frequenta l'ambiente artistico ed entra in contatto con Cobianco, Milesi, Pomi ecc. e intanto viene coinvolto prima dalla guerra di Libia (1912) poi nella Grande Guerra mondiale.
Finita la Guerra (1918) si sposa e si trasferisce a Milano dove si iscrive alla «Famiglia Artistica» e alla «Società Belle Arti» e ha modo di conoscere Donato Frisia, Angelo Cantù e Amisani. Nel 1921 torna in Adria dove si fermerà praticamente per tutta la vita.

Nel 1913 due suoi quadri sono ammessi a una mostra collettiva a Rovigo cui ne seguiranno un'altra sessantina dal 1919 al 1975, e oltre una ventina di personali in diversi centri fra cui: Milano, Adria, Rovigo, Chioggia, Bologna, Verona, Montecatini, Badia Polesine, Savoia-Francia.
Ha ricevuto remi e riconoscimenti fra cui: Premio acquisto al Concorso Naz. Favretto, organizzato dalla Biennale di Venezia (1939); Premio acquisto alla Mostra dell'alluvione, Rovigo; 1°premio Mostra Regionale, Adria; 2° Premio estemporanea di Pittura, Badia Polesine (1961 e 1962); 2°Premio estemporanea di Canaro; Diploma di merito al «Michetti» di Francavilla a mare (1951); ecc.
E' accademico de «i 500»; Diploma con medaglia d'Oro dell'Accademia Internaz. «T. Campanella»; Accademico dell'lnternazionale Burckhardt Akademie.
Di lui si sono occupati critici e recensori con giudizi su quotidiani specializzati e Riviste d'Arte:
«....La pittura di Boccato non è sostanziata da problemi: vuol essere soltanto pittura.
La scelta stessa dei temi indica che l'attenzione del pittore evade dall'affannosa realtà quotidiana e si rifugia in un mondo di solitudine, di tranquillità, per quanto è possibile di serenità.
La rivoluzione dell'arte contemporanea non ha intaccato l'essenza di questa evasione.... Vi si riflette solo da lontano».
Leobaldo Traianello
«....E' la componente geografica, sia pure in senso traslato, del Polesine: un estuario di fango e di acqua, di lotte e miserie a ridosso del quale, come inchiodata da un secolare castigo, vive e muore la sua gente.
E il significato della pittura di Ugo Boccato va ricercato in questi tragici avamposti sociali, che senza pretendere a messaggi od istanze come fanno certi sanculotti della cultura e delle arti moderne obbedisce ad una vocazione umana e solidarizza con Io stesso umano valore dell'Arte.
Qui e non più in la di qui riteniamo sia da ricercare Io spirito di tutta la pittura di Boccato».
G.B. de Meis
«....Il segreto della sua pittura sta nell'incontro autentico e felice di due elementi fondamentali di cui è impostata l'atmosfera del paesaggio naturale e umano del Delta: la suggestione romantica delle luci e dell'aria fatta salsa dal mare e la sofferenza degli uomini che sudano ogni giorno un pane amaro....
Evitando il folcloristico turismo insito nell'uno, il facile pietismo popolaresco che potrebbe suggerire l'altro, Boccato realizza nelle sue composizioni una sintesi di sentimenti contrastanti, a volte violentemente contrastanti, con l'uso immaginoso del colore e la scelta oculata del taglio narrativo.....»
Renato Sitti
Bibliografia:
Il Lavoro di Ferrara; la Revue Moderne; Annuario degli Artisti, EDI, Roma; Annuario Pittura Italiana, a cura di Gabriele Mandel e Ernily Rohonei; Istit. Europeo di Storia dell'Arte, Roma; Arte Contemporanea a cura di Garrusso, ed. CERGA, Lecce; Almanacco Palesano, Savaris, Rovigo; Comanducci 1970/74; Pittori, Scultori, Critici e Collezionisti Contemporanei, ed. Donadei, Roma; International Who's Who in Art and Antiques, Melrose press Ltd, England; Arteguida Internaz., ed. Lo Faro, Roma; Catalogo Bolaffi 1974; Il Quadrato, Milano; Dictionary of International Biography, Melrose Press Ltd, England; Poeti e Pittori Italiani, ed. Gabrieli, Roma 1974/75; L'Elite, ed. L'Elite, Varese; Panoramica sugli Artisti Italiani a cura di Lena Corni, ed. Stem Mucchi Modena 1977.
PANORAMICA SUGLI ARTISTI ITALIANI - S.T.E.M. MUCCHI - Via Tabboni,4 - MODENA - Dep. TORINO - MILANO - PADOVA - BOLOGNA - ROMA - NAPOLI - BARI - CATANIA -PARIGI - LONDRA - NEW YORK

7. UGO BOCCATO - Estratto da “Antologia dell’Arte Figurativa”

AURELlO T. PRETE
 
BOCCATO
(Estratto dal volume "Antologia dell'Arte Figurativa")
 
 
Edizioni dell'Accademia Internazionale Burckhardt
00186 Roma. 13, Piazza San Salvatore in Lauro - Tel. 06.659.737

image0-12 Ugo
BOCCATO










                                 Autoritratto
Ugo Boccato, pittore veneto, ha saputo staccarsi da quanto fa richiamo ad una tradizione pregna di retorica ma si è tenuto altresì lontano dalla inquinazione contemporanea che ha fatto sì che l'arte abbia tradito il suo concetto imprescindibile di forma e colore.
Facendo appello, pertanto, a quanto gli urgeva dentro, Boccato ha cercato di esprimere il suo concetto attraverso una pittura suadente ma altresì nutrita di vigorosi accenti.
E sia che tratti il paesaggio, sia ancora che affronti e risolva così brillantemente la figura, il Nostro mostra di essere legato ad una lezione impressionista non scevra di accenti lirici in una formula cromatica scorrevole e quanto mai tonale.
Fra i pregi di questo sano Artista v'è ancora da segnalare la buona disposizione di piani e volumi, laddove una campagna descritta con dovizia di colorature in difficile scala, pone in distanza quanto suggerirebbe ad altri la messa in opera nel primissimo piano.
Audacia ben condotta da Boccato come vediamo nel paesaggio riportato.
E' il soggetto che ha imposto tale disposizione, poiché proprio del Polesine si ha una idea di assolata e sterminata radura priva di alberi.
Per la figura ci piace porre l'accento sull'autoritratto che pone in contrasto l'attenta figura fuoriuscente da uno statico fondo.
Ciò è stato concepito dall'Artista giustappunto per maggiormente evidenziare il movimento del candore della giubba dalla quale svetta la mera figura posta in classicheggiante impressione, con quegli occhi mobilissimi, quella espressione distaccata.
Da notare la larga pennellata che risolve il collo mentre dall'assieme si evince una chiara lettura ed assimilazione di quanto costituì la priorità impressionistica di Ardengo Soffici che a sua volta si collegava alla forza espressiva di Masaccio.
Questa, la pittura di Ugo Boccato che certamente ha il suo posto nella moderna arte figurativa.
E per tanto vogliamo intendere un'arte che si rinnova senza tradire, che tiene presenti i Maestri del passato senza restarne pedissequamente conquistati.
Una pittura sana e comprensibile, che sfida il tempo e che ha il pregio di raccogliere consensi unanimi, proprio perché lungi da elucubrazioni o celebralismi di sorta.
E di ciò facciamo pieno riconoscimento ad Ugo Boccato, certamente pittore al massimo delle sue possibilità, Artista singolare e quanto mai ricco di indiscutibile personalità.
image0-13Terra Polesana

8. UGO BOCCATO - Il Campidoglio d'oro

Campidoglio d'oro
Premiato il pittore Boccato


Il pittore Ugo Boccato ha conseguito un altro prestigioso riconoscimento.
In questi giorni gli è stata conferita la medaglia "Il Campidoglio d'oro" con la seguente motivazione: « Per la sua assidua partecipazione alla vita artistica nazionale quale pittore cantore delle luci e delle ombre, del suo Polesine ».
Si è voluto ancora una volta così esaltare, e giustamente, la sua fedeltà al Polesine poichè in tutte le sue tele vibra l'innato amore per la sua terra.
Scriveva il critico d'arte C. B. De Meis, in occasione di una personale di Ugo Boccato: " E' la componente geografica, sia pure in senso traslato, del Polesine: un estuario di fango e di acqua, di lotte e miserie a ridosso del quale, come Inchiodata da un secolare castigo, vive e muore la sua gente.
E il significato della pittura di Ugo Boccato va ricercata in questi tragici avamposti sociali, che senza protendere a messaggi ed istanze, obbedisce ad una vocazione umana e solidarizza con lo stesso umano valore dell'arte ».
Ugo Boccato ha partecipato alla nazionale permanente di Milano, alla nazionale di palazzo reale di Milano, alla nazionale di Ravenna, alla nazionale di Massa Lombarda, alla estemporanea di La Spezia, alla nazionale di Cremona, molte edizioni della Bevilacqua La Masa di Venezia, alla mostra Triveneta di Padova, alla mostra quadriennale di Roma, alla mostra internazionale del piccolo formato, alla Biennale di Venezia e al concorso "G. Favretto", alla Biennale di Venezia.
Ugo Boccato ha conseguito numerosissimi importanti premi e riconoscimenti.
Le sue opere figurano in importanti gallerie e collezioni italiane e straniere.

10. UGO BOCCATO - Personale alla Galleria d’Arte “la Roda”- Rovigo

Galleria d'Arte la Roda
diretta da Luciano Pozzati
Rovigo - Corso del Popolo, 206
tel. 27611
 
UGO BOCCATO
dal 9 al 22 Marzo 1974

Ad una semplice e breve nota di presentazione, in cui poco o nulla si può dire, occorrerebbe fare un lungo discorso sulla pittura di Ugo Boccato.
Ma a ciò, ovviamente e in questa sede, si oppongono ragioni che stanno nella stessa consuetudine di presentare un pittore.
E allora!... Rispettiamo la regola che sta appunto in questo tradizionale formalismo.
Dopo le Personali di Ferrara e Rovigo, abbiamo ancora questa di Rovigo non meno impegnativa, sia per il numero che per la varietà dei temi trattati dall'artista.
Si osserverà - ed è la stessa osservazione che facciamo noi - che nella continuità dei temi, la predominanza la tiene il fattore ambiente in cui lo stesso artista vive; che lo svolgimento pittorico di detti temi, sul piano di una certa estetica, non differisce dal senso della tradizione;
che i colori avvampano e mordono il paesaggio al di la dello stesso senso che li esprime e li concretizza di quell'elemento umano e sociale, proprio dell'ambiente polesano.
E' la componente geografica, sia pure in senso traslato, del Polesine: un estuario di fango e di acqua, di lotte e miserie a ridosso del quale, come inchiodata da un secolare castigo, vive e muore la sua gente.
E il significato della pittura di Ugo Boccato va ricercato in questi tragici avamposti sociali, che senza pretendere a messaggi ed istanze come fanno certi sanculotti della cultura e delle arti moderne, obbedisce ad una vocazione umana e solidarizza con Io stesso umano valore dell'arte.
Qui, e non più in la di qui, riteniamo sia da ricercare Io spirito di tutta la pittura di Ugo Boccato.
E in realtà è su queste posizioni che l'artista si muove: con opulenza, con contrasti drammatici, con colore, ma anche con serena misura.
Quindi niente tecnicismi e nessuna dipendenza a scuole ed a correnti, oggi tanto molestate dagli Intellettuali della pittura.
C. B de Meis
Ugo Boccato è il pittore solare. che da anni celebra il suo Polesine con sentimento d'amore e con accenti personali inconfondibili, nel variare delle stagioni e delle ore del giorno, cogliendo la pianura alberata, i casolari, i corsi d'acqua entro atmosfere vibranti, attraverso una tavolozza ricca, ariosa, cangiante e una pennellata fluida e trasparente, con una capacità di astrazione e di sintesi che sa trarre, da un paesaggio In apparenza monotono, motivi originali, tipici e vitali.
critico d'Arte pittore Piero Franceschetti
I suoi quadri sono per lui e per Io spettatore oasi di quiete, di teneri barlumi di luce e colore (un colore che raramente è gridato o lasciato alla violenza primitiva).
Il pittore preferisce raccontare l'acqua cheta, le anse del fiumi dove il movimento si scioglie e diventa ondulazione di erbe e d'aria.
Ivo Prandin
La pittura di Boccato non è sostanziata da problemi: vuol essere soltanto pittura.
La scelta stessa dei temi indica che l'attenzione del pittore evade dall'affannosa realtà quotidiana e si rifugia in un mondo di solitudine, di tranquillità, per quanto è possibile di serenità.
La rivoluzione dell'arte contemporanea non ha intaccato l'essenza di questa evasione. Vi si riflette solo da lontano.
critico d'Arte Prof. Leobaldo Traianello
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11. UGO BOCCATO – Note d’Arte - 1982

Note d'arte
Note d'arte
Espone il “maestro”
 
Sabato scorso nella saletta Grafica annessa alla Galleria Etruria si attendeva il Maestro.
Per gli adriesi, il Maestro è indiscutibilmente il pittore Ugo Boccato, un personaggio famoso e stimato da tutti.
E' arrivato, puntuale e discreto, all’apertura della sua personale di pastelli, eseguiti tra il 1930 e il 1940.
Una vitalità impensata in quest’artista ormai ottantenne, due occhi giovani e sorridenti dietro le lenti, l’inevitabile cappello in testa.
Ha abbracciato con lo sguardo, prima che le persone, i suoi lavori incorniciati ed appesi alle pareti.
Ne è rimasto soddisfatto: come un padre delle sue creature.
Le opere esposte, che hanno entusiasmato notevolmente il pubblico, sono state eseguite parecchi anni fa con particolari matite svizzere e rappresentano nature morte, ma soprattutto vedute di Adria e paesaggi polesani in genere.
Questi ultimi sono forse i meglio riusciti.
L’artista attua pienamente una comunione con la natura.
Proprio per questo le sue tele sono sempre uguali e pur sempre diverse, perchè è la natura, con il suo perenne ripetersi e rinnovarsi, la sua Mater et Magistro.
Dalla realtà il pittore trae non solo l’ispirazione, ma anche i colori, le luci dei suoi quadri.
Non è fotografia, si badi.
E’ un aderire al vero, riviverlo dentro di se, estrinsecarlo nel dipinto.
Un atto d’amore verso la propria terra che Ugo Boccato compie instancabilmente da sempre.
Innamorato fedele e silenzioso, egli esalta il proprio oggetto d’amore per mezzo del disegno e dei colori, questi suoi colori alle volte persino immateriali, quasi spiritualizzati.
Ancora oggi egli non si stanca di ripetere: “se uno vuole imparare, deve uscire, uscire.La natura insegna tutto”.
E nascono i suoi paesaggi, lo snodarsi del Po,gli alberi, le case.
Sempre lo stesso tema, ma ogni volta miracolosamente nuovo.
Recentemente, l’Accademia Internazionale di Roma “Tommaso Campanella” di Lettere, Arti e Scienze ha inserito il pittore adriese nel proprio seno con questa motivazione “ ….membro honoris causa con medaglia d’oro, per alte benemerenze acquisite con le sue opere nel campo dell’arte”.
Ed ancora nell’International Who’s Who in Art and Antiques, famosa enciclopedia d’arte edita a Londra, è comparsa in questi giorni la sua biografia.
Il polesine vive il suo attimo di gloria internazionale, grazie ad Ugo Boccato.
Lui non ne parla.
Preferisce prendere le tele ed uscire.

Morto ad Adria il pittore Boccato a 91 anni
E" morto l'altro Ieri. nella sua abitazione di via della Resistenza 10 di Adria, il noto pittore Ugo Boccato. Aveva 91 anni ed era considerato, giustamente, un maestro della pittura alla quale aveva dedicato tutta la sua vita.
Le sue produzioni, numerosissime, sono quasi sempre una vera esaltazione della terra Polesana e del Delta.
Le tele di Ugo Boccato hanno varcato più volte i confini dell'Italia e molte sue opere si trovano In collezioni pubbliche e private.
Durante la sua lunghissima attività aveva ottenuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti ed aveva conquistato premi In Italia e all'estero.
La sua scomparsa ha destato larghissimo cordoglio In tutto il mondo culturale ed artistico palesano.
I funerali si sono svolti ieri pomeriggio nella chiesa Cattedrale di Adria e sono stati una plebiscitaria manifestazione di cordoglio.

12. UGO BOCCATO - monografia a cura del dott. Paolo Rizzi

Stampato nel mese di aprile 1983
Disegni di

UGO BOCCATO
dal 1910 al 1974

018-8x6 PREFAZIONE
Nel primo anniversario della scomparsa di Ugo Boccato (1890-1982) l'Amministrazione comunale intende dar corso ad una serie di manifestazioni idonee a far conoscere alla cittadinanza l'opera svolta per oltre mezzo secolo dall'illustre concittadino nel campo della pittura.
Le sue prime esperienze e le prime tavolette di soggetti ispirantesi alla terra polesana, di cui egli diverrà inimitabile interprete, accompagnano la fanciullezza del Boccato. La sua prima mostra viene fatta risalire all'ormai lontano 1914 e il giovane pittore ebbe modo di mettere in luce tutto il suo talento e la sua versatilità nella difficile arte del pennello e dei colori.
La strada percorsa da quest'uomo, dal tratto affabile ma dalla volontà ferma e decisa, non è stata sempre facile e le difficoltà incontrate nel tortuoso cammino della vita non sono state certamente poche. La passione per la tavolozza e l'amore per la terra natia vennero abilmente fusi ad unità e tradotti da una tecnica espressiva spontanea in creazioni sempre più qualificanti, fino a raggiungere i livelli della poesia e dell'arte. I suoi quadri sono la testimonianza di questo messaggio d'amore per la terra natia, del quale si deve cogliere il significato più profondo.
I valori artistici di Boccato vengono qui illustrati, con la competenza che lo contraddistingue, dal dott. Paolo Rizzi, critico di vasta fama. L'Amministrazione comunale intende ricordare l'impegno di Boccato in un 'attività che premia solo coloro che sentono il misterioso fascino dell'amore e della poesia. È con questi sentimenti che viene inaugurata nella "Casa comunale della cultura», per la prima volta, l'antologia grafica del pittore adriese.

VALERIO CAVALLARI Sindaco di Adria
Si alza il sipario sui pittori «minori» degli anni Venti e Trenta. Dovunque la riscoperta culturale di quello che è stato uno dei periodi più fecondi dell'arte italiana post-settecentesca, suscita interesse. Si studiano soprattutto i legami dell' artista con la storia e l'ambiente; si riallacciano nodi che parevano sciolti; si esaminano i cosiddetti «bordi», al di fuori delle «vie maestre» già battute. Ecco che, in questa «rivisitazione» che è ormai fenomeno generalizzato, anche una personalità del tutto discreta ed appartata come fu quella di Ugo Boccato (1890-1982) assume contorni cattivanti. Di questo artista vissuto quasi sempre ad Adria ma che nella giovinezza ha avuto non brevi esperienze artistiche a Venezia (1909-1910) e a Milano (1919-1920) presentiamo in questa pubblicazione, voluta dal Comune di Adria, una serie di disegni, per lo più risalenti al periodo tra gli anni Dieci e Trenta. Seguirà - sperabilmente - anche una monografia sulle pitture, per la quale peraltro occorre tutta un'azione di ricerca e catalogazione, dato che i quadri precedenti all'ultima guerra sono tutti dispersi nelle più svariate collezioni.
Crediamo non si possa disgiungere un sia pur sintetico studio della personalità di Boccato da quello che è l'ambiente - storico, culturale, ma anche fisico - in cui per tutta una lunga vita egli è vissuto. Adria, infatti, rappresenta nella civiltà veneta un territorio di confine, che ha sì risentito del grande riflesso della pittura lagunare, ma ha anche assorbito - soprattutto nel Quattrocento - la splendida fioritura dell'arte ferrarese. Per certi versi la mediazione (vedi i rapporti tra un Cosmè Tura e un Costa ferraresi e i Vivarini muranesi) è stata feconda, anche se poi, a partire dal Cinquecento, il «tono» veneto è prevalso. Una certa modalità gotica, o almeno una forma di realismo duro e umoroso, legato alla terra, è sempre rimasta. Come è rimasto - e persiste tuttora al prepotente influsso del «gusto internazionale» - il fondo della civiltà romana cui Adria è stata fin dalle origini legata. A ciò s'aggiunge la qualità stessa del luogo. Il paesaggio padano, alle foci del Po, ha un suo carattere peculiare, che appare inconfondibile nella sua dimensione combinata di terra-acqua-cielo, raccordata dalle tipiche foschie e nebbie. Il senso dell'umido è qualcosa di fisiologico, che investe anche la psicologia dell'uomo. Siamo, in realtà, in un luogo che, pur vicino alla grande modalità veneta, se ne distacca, o comunque costituisce un'isola a sè.
Vedere Boccato inserito in questo ambiente, con le sue lunghe propaggini culturali, significa capire meglio la sua produzione d'artista. Purtroppo, come s'è detto, abbiamo - a parte i disegni su cui ci soffermeremo - soltanto pallide e inadeguate riproduzioni fotografiche della sua pittura ante-1940, quasi sempre senza precisazioni cronologiche. La costante, specie nelle opere giovanili, è l'impronta realistica. Indubbiamente nei primi dipinti (anni Dieci) Boccato risente di un certo simbolismo greve che è tipico del momento e che accomuna, ad esempio, un Marius De Matia ad un Arturo Martini. Proprio negli anni (1909-1910) delle prime mostre capesarine egli era a Venezia per studiare pittura, dopo che era stato licenziato dalla Scuola d'arte applicata all'industria di Adria.
Nulla sappiamo delle sue esperienze di allora: non ci sono testimonianze ne dirette né indirette. In una frettolosa nota Boccato accenna alla conoscenza di Milesi e Pomi. Certo però che il pittore dovette aver visto la Biennale del 1909 (dove, va ricordato per inciso, le maggiori mostre erano dedicate ad accademici e virtuosi del pennello come Tito, 20m, Besnard, Stuck, Kroyer ecc.) e le due mostre di Ca' Pesaro (in cui spiccavano nella prima la sala di Moggioli e nella seconda la grande personale di Ugo Valeri). È probabile che Boccato, allora ventenne, abbia visto anche la mostra «storica" di Ca' Pesaro del 1910, in cui comparve per la prima volta Gino Rossi. Chissà se si riuscirà in futuro a trovare qualche traccia, qualche testimonianza; ma ne dubitiamo. Se dovessimo basarci sui rarissimi disegni datati (ma ci permettiamo di dubitare anche delle date, che potrebbero essere state apposte successivamente, «a memoria» l'impressione sarebbe quella di un Boccato appena toccato dall'arte del tempo e rivolto invece ad uno studio assai accurato del gusto neo - quattrocentesco, di ispirazione nordica, quindi nutrito di echi tardo-romantici. In ogni caso la permanenza dell'artista a Venezia avvenne in anni (1909-10) di transizione, pieni di fermenti che preludevano alla «rivoluzione» capesarina del 1912 e degli anni seguenti.
L'impronta che si ricava dalle pur scarse testimonianze fotografiche (ripetiamo: solo fotografiche) degli anni Venti e Trenta ci mostra peraltro un Boccato piuttosto lontano dai modelli derivati dal rinnovamento avvenuto a Ca' Pesaro negli anni Dieci. La sua pittura è soda, ben squadrata, d'un nitore che evidenzia la forma sul colore. Si tratta in genere di figure, per lo più femminili, di maternità e di nature morte di semplici oggetti e frutta, più qualche raro paesaggio. Non è fuor di luogo identificare la matrice anche, se non principalmente, nel clima della pittura lombarda di quel dopoguerra. Boccato fu infatti a Milano nel 1919 - 20: si iscrisse alla Famiglia Artistica e. alla Società di Belle Arti e conobbe e frequentò pittori come Donato Frisia, Angelo Cantù, Amisani e altri. Siamo negli anni che precedono la nascita del classicismo vero e proprio; ma la tendenza è la stessa che poi sfocerà nel movimento del «Novecento». Predomina la semplicità della forma, con la sua icastica evidenza; e il colore si fa basso e sobrio, proprio per obbedire all'austera compattezza dell'oggetto. Del resto, Carrà è l'esempio più chiaro di questa tendenza.
Boccato è quindi, in quegli anni Venti e più sicuramente nei successivi anni Trenta, l'interprete di una pittura che potremmo definire, latamente, <<novecentesca». In alcuni quadri (documentazione fotografica) c'è addirittura una sintesi «bruta», con tagli secchi e sfumature grezze:
di lontano si sente l'eco dell'interpretazione cézanniana che allora si diffondeva in Italia. Ma l'immagine da formalistica si fa talora espressionistica, con accenti che paiono dolorosi, sia 007-8x6pur stemperati in una «solennità» che nasce anche dalla ripresa di gusto dei «primitivi» (da Giotto fino a Masaccio). Nè vanno trascurare talune, sia pur lontane, reminescenze «nordiche», forse casoratiane o, magari, desunte dagli esempi veneti del tipo Cagnaccio di San Pietro. In ogni caso Boccato dimostra di essere perfettamente dentro il clima culturale del suo tempo: il pittoricismo tardo-ottocentesco è spazzato via con decisione. Il che è importante per un pittore che viveva in un ambito vicino alla dominante culturale veneziana. Di qui il desiderio di poter accedere direttamente a quei quadri: tutti, come s'è detto, al momento introvabili.
Sono i disegni - cui si riferisce questo voIumetto - a darci un contatto diretto più immediato con la posizione estetica di Boccato, anche se pochissimi tra essi recano una data. I primi, tra gli anni Dieci e l'inizio degli anni Trenta, sono in genere a punta sottile (matita o penna) eseguiti con rara finezza, addirittura goticheggianti. C'è un clima di tenerezza, ma anche di distacco: taluni soggetti di figura (il Ragazzo assorto n. 2, il delicatissimo Ritratto di mia moglie n. 8) sono in un clima di filigrana addirittura neo-quattrocentesca. Tutto vi è pacato, filtrato, quasi depurato d'ogni scoria. Un silenzio solenne aleggia su questi fogli, anche laddove (come nel bel Paesaggio datato 1910) è riprodotto un quotidiano scorcio di paese. L'impostazione realistica prevale naturalmente nei ritratti più immediati, come i due giovanili (n. 3 e n. 4) o quello dell'uomo con cappello (n. 6); ma dovunque un velo di sentimento, trattenuto da una sorta di pudore, avvolge i disegni: e non ci pare casuale, in questo clima, la frequenza di soggetti nel sonno, soprattutto bambini (n. 7, n. 9, n. 10 e altri ancora). Si intuisce l'uomo che lavora in solitudine, in un luogo appartato, lontano dal chiasso del mondo. Artista discreto, che vuole restare all'interno del suo bozzolo dorato. Eppure, in quegli anni Boccato passava attraverso vicende travagliate e impegnative: la guerra del 1915-18, cui partecipò come fante; il successivo matrimonio (1918) con Maria Antonia Donà e la nascita dei figli (che saranno alla fine ben undici); la crisi economica gravissima del dopoguerra; il soggiorno a Milano (1919-20) e il rientra definitivo ad Adria.
Con gli anni il segno si fa più sicuro, più deciso; le forme acquistano maggior plasticità e sintesi. Lo studio attento della realtà si rivela anche in alcuni disegni accademici. (n. 11, n. 12) cui si collegano altri fogli a tratteggio serrato, che risentono certo della maniera allora in voga (Milesi, Ettore Tito): come l'eccellente Mia moglie con mio figlio (n. 13) fortemente chiaroscurato alla maniera d'una acquaforte. Una sorta di classicismo monumentale è esemplificato soprattutto dai gruppi delle maternità (ad esempio i nn. 15 e 16): qui si sente la lezione dei Casorati e dei Funi, allora giovani maestri sulla cresta dell'onda. Ma in verità il cammino di Boccato, almeno stando ai disegni, corre senza contraccolpi, senza sussulti, anche laddove dal tratteggio chiaroscurale egli passa ad un linearismo sobrio e  «musicale», come in quello che è certo uno dei disegni più belli: il n. 18 (Mio figlio) così immediato nella resa, ma nel contempo così idealizzato nel fluire del segno curvo.
È chiaro che la produzione di questo periodo, almeno sino. alla fine degli anni Trenta, obbedisce ad un gusto compositivo sempre equilibrato, raccolto, dove è prevalente l'interesse per una «congruità» della forma. Nella serie dei ritratti si intuisce un animo sereno, o che almeno cerca di raggiungere nel momento dell' arte una serenità altrimenti difficile da raggiungere. La sequenza dei disegni passa attraverso i decenni, appena sfiorata da rivoluzioni estetico o ideologiche. Nella sua amata Adria, Boccata coltiva la sua Musa all'interno degli affetti familiari e allargando, semmai, il suo sguardo sempre al paesaggio.
003-8x6 Sono i paesaggi - di cui in questo volumetto sono riprodotti alcuni esemplari - che dalla fine degli anni Venti fino agli anni precedenti la morte (avvenuta nel 1982) contrassegnano la produzione dell' artista. Può apparire una cesura; forse è soltanto un bisogno di libertà. Le vedute della campagna adriese, immersa tra acqua e cielo, acquistano sempre più larghezza, sempre più respiro. È la caratteristica del Boccato maturo, che s'avvia ad una lunga vecchiaia. Al contatto con un paesaggio così sfuggente come quello padano, così librato nei valori meramente atmosferici, il segno rapido di Boccato cerca di cogliere il «senso» dell'atmosfera. È uno sforzo arduo, attuato sempre attraverso la chiarezza del tracciato (in genere inchiostro o carboncino) che indica l'aderenza ad una chiarezza mentale. Il segno si fa sempre più fluido, quasi mai secco e puntuto: esso ricorda, alla lontana, gli esempi sommi d'un Rembrandt, con il quale c'è anche una certa affinità nella tematica dei paesaggi larghi e piatti, umidi e sciolti.
I disegni più recenti (dal dopoguerra agli anni Settanta) si raccordano ai dipinti, di cui abbiamo larga conoscenza. Il tema di centro è il paesaggio palesano, soprattutto rivierasco) con lo slargarsi della prospettiva tra cielo, acqua e terra. In senso lato si potrebbe definire impressionistico questo modo di dipingere e disegnare, in quanto legato alla captazione del momento fenomenico: quindi resa delle luci trasparenti od opache, dei valori fumiganti, dei riflessi equorei, del cangiare di colori sugli argini e sugli alberi. In ciò Boccato è un interprete assai sensibile, oltre che abile. Ma ciò che lo contraddistingue è proprio l'aderenza, direi umorale, ai valori della sua terra; ed è per questo che gli adriesi si riconoscono nei quadri di Boccato. Nessuna sdolcinatura, nessun effettismo: bensì una sorta di impeto, una forza vitale, un'apertura di sentimento. Si riconosce il realismo della terra polesana, che cerca una sua definizione formale (e per certi versi plastica) pur nei valori dell'atmosfera. In un certo senso Boccata ripercorre l'esperienza cézanniana: consolidare, «realizzare». I disegni sono esempio probo di questa impostazione: vivaci e rapidi ma anche sicuri, rigogliosi ma anche parchi, e soprattutto estremamente puntuali, cioè aderenti alla concretezza dell' ambiente.
Un' artista così, pur vissuto isolato, al di fuori dei mutamenti drammatici del secolo, merita una più attenta considerazione. Non si tratta soltanto di un omaggio da parte di coloro che lo hanno amato e stimato in vita. Si tratta di una riproposta culturale che - oggi più che ieri appare plausibile, nel segno di un' aderenza dell'uomo, e non solo dell'artista, all'ambiente da cui ha tratto la sua spinta vitale e in cui ha affinato il suo talento.

PAOLO RIZZI

13. UGO BOCCATO - foto monografia del dott. Paolo Rizzi

foto opere monografia del dott

14. UGO BOCCATO - Mostra retrospettiva alla Sala Cordella - Adria

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UGO BOCCATO
(1890 – 1982)


nature morte


Sala Cordella – Adria
dal 15 al 23 aprile 1989
Franz Boccato coltiva con intelligenza affettuosa la memoria del padre Ugo, e da tempo propone periodicamente mostre delle sue opere per stimolare una valutazione complessiva dell'artista, avendo cura di favorire lo spettatore offrendogli un certo tipo di omogeneità: di tecnica o di soggetto.
Omogeneità soprattutto esteriore, dunque, ma proprio per questo di più immediata presa sul pubblico, che così ha già un orientamento su cui sviluppare le proprie considerazioni.
Condividendo codesto tipo di scelta - particolarmente opportuna per mostre di piccole dimensioni - nel maggio 1987 potei presentare alla Sala Cordella un'esposizione di ritratti di Ugo Boccato; quest'anno è la volta delle nature morte.
Alla natura morta l'artista adriese dedicò una certa attenzione soprattutto nella fase centrale della sua lunga attività: "grosso modo" nel periodo fra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta.
Le opere più antiche hanno per soggetto soprattutto vasi, quelle più recenti vedono prevalere la frutta: e forse non si tratta di un'osservazione insignificante.
Nel primo gruppo di opere prevale un fare pittorico abbastanza compatto, con forme definite in modo nitido, con luci chiare e madreperlacee: la nettezza plastica di un vaso è dunque anche immagine di una volontà di chiarezza di definizione formale che Boccato aveva costruito da tempo, anche stimolato da taluni aspetti del movimento "novecentista".
Ma ad un certo momento quella chiarezza sembra (vien da dire) esplodere: attorno alla metà del secolo finalmente il colore si libera, in Boccato, dalla soggezione al disegno, e assume un ruolo espressivo predominante.
Non per questo il disegno è trascurato: al contrario, esso rimane come impalcatura fondamentale, ma
ne viene come vivificato, se non addirittura trasfigurato: la frutta - per lo più mele o pesche - ha una forma altrettanto nitida di un vaso, ma in più è natura viva, ha polpa, ha sugo, ha colore.
La tavolozza può anche incupirsi, ma la pennellata diventa vibrante, più corposa; la composizione
più sciolta e, paradossalmente, proprio per ciò più solida.
Queste nature morte, assieme ai paesaggi dello stesso periodo, testimoniano uno dei momenti più significativi dell'arte di Boccato, dove il suo temperamento pittorico si manifesta con sicura padronanza di mezzi espressivi, con forza genuina, con intensità di partecipazione. Ce n'è quanto basta, mi pare, per fornire un'idea di cosa Ugo Boccato sapesse essere.

                                                                 Leobaldo Traniello
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15. UGO BOCCATO – dal periodico “Ventaglio” - 1990

ventaglio 1990Ugo Boccato pittore della luce
di Leobaldo Traniello
Nel centenario della nascita, un ricordo del pittore di Adria
Cent'anni fa, e precisamente l'8 dicembre 1890, nasceva ad Adria Ugo Boccato, un pittore che è stato un sicuro termine di riferimento per le vicende artistiche polesane del nostro secolo: e non solo per la sua longevità fisica ed artistica (é morto a 91 anni suonati, il 22 marzo 1982, e si era diplomato con tanto di primo premio alla Scuola d'Arti e Mestieri di Adria nel 1909), ma anche e soprattutto perché la sua attività di pittore era la risposta ad una vocazione autentica.
Non è il caso di ricostruire qui la biografia dell'artista, anche se sarebbe ora di integrare e correggere le scarne e spesso imprecise notizie che Boccato diede di sé in occasione di mostre personali.
Basti ricordare che, sebbene abbia avuto qualche insegnamento specifico (prima da un giovane pittore adriese, Antonio Casellato, che aveva studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia, poi, come s'è accennato, nella Scuola d'Arti e Mestieri della sua città), Boccato fu un autodidatta; e che il periodo fu turbato dalla partecipazione a ben due guerre, quella di Libia e la prima mondiale.
Fu una lunga parentesi di sradicamento che, se non impedì del tutto a Boccato di dipingere, Io tenne fuori dai fenomeni che allora maturavano nella cultura italiana (prima di tutti il Futurismo, avviato da artisti nati almeno dieci anni prima di lui) e quando poté riprendere la vita normale, era ormai l'epoca del cosiddetto "richiamo all'ordine", quando, cioè, anche i più audaci protagonisti delle avanguardie d'anteguerra ritornavano alla pittura "figurativa".
Se poi si tien conto che per temperamento Boccato era poco incline alle speculazioni intellettuali, e preferiva l'emozione del rapporto diretto con le cose, si capisce perché il pittore non si sia mai scostato dal legame con il "vero" (qualche episodico esperimento di pittura "astratta" non ebbe séguito apprezzabile), al punto che i quadri eseguiti senza modello (non molti, invero) mostrano immediatamente delle debolezze di struttura.
Boccato, dunque. fu un pittore sostanzialmente istintivo, che ben presto trovò nella sua Adria e nel Basso Polesine la dimensione psicologica adatta, senza per questo chiudersi nella mentalità provinciale: ché, anzi, esposti in mostre regionali e nazionali i suoi quadri ispirati al paesaggio palesano seppero spesso parlare un linguaggio nient'affatto dialettale ma, invece, sostenuto e chiaro, sebbene non d'avanguardia.
Comunque la partecipazione a mostre di livello indiscusso come quello dell'Opera Bevilaequa-La Masa di Venezia, della Trivenela di Padova, della Permanente di Milano, per arrivare alla Quadriennale di Roma (1939) e alla Biennale di Venezia (1948), dice quanto basta per dare un'idea del livello raggiunto dalla pittura dell'artista adriese.
Per essersi dedicato, a partire dagli anni '50, in modo prevalente a rappresentare il paesaggio bassopolesano, Boccato fu definito "il pittore del Delta": ma si tratta di un'etichetta angusta anche se non gratùita: in realtà egli fu un valente pittore anche di figùra, e di nature morte, nonché di fiori, sebbene a questo soggetto si sia dedicato pochissimo.
Ma non si può giudicare un artista soIa dai soggetti delle sue opere: quello che ne decide il valore é il modo in cui essi vengono realizzati.
Nella lunga carriera dell'artista si debbono registrare - com'è naturale - diverse fasi.
Quella iniziale (di cui, per altro, rimangono poche testimonianze) sembra caratterizzarsi per una pittura corposa e persino massiccia e impetuosa; dopo la prima guerra mondiale, anche per influsso del "richiamo all'ordine", quella pittura si placa fino a controllare con molto rigore i mezzi espressivi; tuttavia sebbene a questa fase risalgano opere fra le più notevoli, è solo più tardi che la pittura di Boccato matura il suo tono autentico: 108 quando, all'inizio del quarto decennio, la pennellata comincia a sciogliersi in una stesura vibrante e luminosa.
Successivamente tale leggerezza cede il passo al ricupero di quella corposità che emergeva agli inizi, ma ora disciplinata da una più accorata esperienza che impedisce alla forza e alla vivacità di scivolare nell'anarchia. Poi la pittura di Boccato comincia a registrare il declino delle forze fisiche, ma alla fine risulta come profondamente spiritualizzata in toni trasparenti di una gamma acidula di colori che tuttavia sono pieni di luce.
Era questa, del resto, la sua vera mèta: scoprire che il fascino della materia-natura che ci circonda consiste nel rivelarci quella realtà impalpabile ma determinante che è la luce.
E questo spiega il suo concentrarsi sul paesaggio ricco d'acque del Basso Polesine.
Circa settant'anni di attività, dunque: e, comprensibilmente con alti e bassi, come si verifica, sia pure in vario modo, per tutti gli artisti.
Ma il bilancio complessivo ci permette di individuare in Boccato una delle figure più significative della pittura polesana.

16. UGO BOCCATO - dal "Gazzettino" del 11 gennaio 1991

Sala Cordella1 Venerdi, 11 gennaio 1991
Domani alla Cordella
la mostra grafica
di Ugo Boccato
La rassegna chiuderà il 18 gennaio
 
Ad otto anni dalla scomparsa si apre domani, sabato, alla sala Cordella, una mostra di grafica del pittore Ugo Boccato.
La mostra rimarrà aperta sino a venerdi prossimo 18 gennaio.
Dall'inizio degli anni Venti e fino alla morte avvenuta nel 1982, per oltre sessant'anni, Boccato ha esposto le sue magnifiche tele in tutt'Italia nelle più importanti gallerie e manifestazioni, tra le quali la 3^ Quadriennale d' ArIe Nazionale - Palazzo della Esposizione di Roma e alla XXIV^ Biennale di Venezia.
I disegni più recenti (dal dopoguerra agli anni Settanta) - scrive tra l'altro Paolo Rizzi - si raccordano ai dipinti di cui abbiamo larga conoscenza.
Il tema di centro è il paesaggio polesano, soprattutto rivierasco, con lo slargarsi della prospettiva tra cielo, acqua e terra.
In senso lato si potrebbe definire impressionistico questo modo dì dipingere e disegnare, in quanto legato alla captazione del momento fenomenico: quindi resa delle luci trasparenti ed opache, dei valori fumiganti, dei riflessi equorei, del cangiare dei colori sugli argini e sugli alberi.
In ciò Boccato è un interprete assai sensibile, oltre che abile.

17. UGO BOCCATO - da "la Settimana" del 13 gennaio 1991

4 cartoline
 CENTENARIO DELLA NASCITA
DI UGO BOCCATO
Edite quattro cartoline
Riproducono disegni a penna del pittore adriese
Poche settimane fa' per commemorare il centenario della nascita del pittore Ugo Boccato (1890) è stato edito un cofanetto di quattro cartoline.
TIrate per mezzo della Tipolitografia Medici di Adria, le quattro cartoline riproducono altrettanti disegni a penna che sono: "Mia moglie",del 1919; "Adria - Ponte Castello", del 1924; "Mio padre" del 1926; "Autoritratto", del 1928.
Queste cartoline che sono già state oggetto dell'attenzione dei collezionisti, non solo polesani, vanno ad aggiungersi alla cospiqua pubblicistica dovuta all'amore al proprio padre dell'adriese Franz Boccato.
Da anni infatti è impegnato nella catalogazione delIe opere del padre e dal 1983, dopo un anno della morte del padre (avvenuta nel 1982), ha iniziato un'intelligente attività di divulgazione.
Si ricordano ancora le mostre presso la galleria comunale "Cordella" e presso la Casa della Cultura "Marino Marin"; per non dimenticare significative e plurime presenze nelle attività culturali dell'Ottobre Rodigino e nelle province di Padova e Venezia.
Il dottor Paolo Rizzi, che nel 1983 ha presentato la monografia "Disegni di Ugo Boccato, dal 1910 aI 1974", così giustamente terminava il suo saggio: "Un'artista così, pur vissuto isolato, al di fuori dei mutamenti drammatici deI secolo, merita una più attenta considerazione.
Non si tratta soltanto di un omaggio da parte di coloro che lo hanno amato e stimato in vita.
Si tratta di una riproposta culturale che - oggi più che ieri - appare plausibile, nel segno di un'aderenza dell'uomo, e non solo dell'artista, all'ambiente da cui ha tratto la sua vitale spinta e in cui ha affinato il suo talento".
Mentre è bello chiudere con un pensiero di Ivo Prandin che cosÌ scriveva quasi dieci anni fa: "I suoi quadri li riconoscevi subito tra gli altri, fossero in un salotto, in uno studio privato o in luoghi pubblici, ed erano "finestre" aperte sulla nostra terra, con le sue piazzette ed il suo humus che sembra fatto anche di sedimenti emotivi.
Una certa pastosità deI colore, un'atmosfera spesso sfumata erano elementi tipici deI suo stile"
Maria Paola Gallo

4 cartoline

18. UGO BOCCATO - da “il Resto del Carlino” del 20 gennaio 1991

Carlino
  domenica, 20 gennaio 1991

 ADRIA / MOSTRA GRAFICA

I volti di un secolo
disegnati a china
 014a
Si è conclusa ieri alla sala Cordella di Adria la mostra grafica del pittore adriese Ugo Boccato. spentosi nel 1982: un artista che, "pur vissuto isolato, al di fuori dei mutamenti drammatici del secolo", rimane tuttavia degno, secondo il critico Paolo Rizzi, "di attenta considerazione".
I disegni esposti erano 69 (una doppia fila di piccole teste con qualche figura intera ed alcune "isole" di paesaggi), eseguiti con rara finezza e tecniche diverse: china, penna, carboncino, sanguigna ed altre.
La serie, ordinata per quanto possibile cronologicamente, iniziava con due "studi" del primo '900 e terminava con lavori del periodo '60-'70, rappresentando quasi compiutamente, in questo settore, il processo artistico dell'autore.
Notevole il successo di pubblico ottenuto dalla mostra.

19. UGO BOCCATO – da “la Settimana” del 27 gennaio 1991

Sala Cordella 27 gennaio 1991
ALLA GALLERIA CORDELLA DI ADRIA
Settanta disegni
del pittore Ugo Boccato
Dall'inizio del secolo al 1982 anno della sua morte
 
Una bella mostra di disegni si è tenuta nella Sala "Cordella" di Corso Vittorio Emanuele II di Adria.
Ad esporre era Ugo Boccato, o meglio le sue opere, visto che il pittore è morto nove anni fa'.
Ad organizzare la rassegna è stato il figlio Franz, che da anni cerca di mantenere alto il nome paterno.
Una settantina circa i disegni esposti: si parte dall'inizio secolo per arrivare quasi agli ultimi giorni di vita del pittore, morto novantaduenne nella "sua" tanto amata Adria.
Chi si avvicina con animo umile sa trovare in queste opere tanti motivi di meditazione.
Innanzitutto si vedono i cambiamenti della città: Ugo Boccato amava ritrarre il Canal Bianco, le riviere, la campagna adriese.
Sembra una vecchia pellicola, un po' ingiallita dal tempo, che racconta fotogramma dopo fotogramma il lento evolversi della città.
Poi ci sono i personaggi di ogni giorno.
Molti sono ritratti nelle pose del lavoro quotidiano o negli angoli della domesticità degli affetti.
Un discorso tutto a parte meritano gli autoritratti.
Sono diversi e di ottima fattura; quasi schizzati con un certo qual nervosismo, sicuramente non di maniera, rappresentano attivi di un cristallizzato impegno a ritrarre anche se stesso quale parte del mondo in cui l'artista s'era calato.
Anche i propri cari non vengono dimenticati; per cui ecco spiegata la ragione dei molti familiari che popolano questo che, non a torto, si può considerare un albo di famiglia, nel quale però un po' tutta la popolazione polesana si può ritrovare facilmente.
In definitiva è uno buona rassegna di opere che presenta anche delle novità espositive.
Il figlio del pittore, Franz, ha voluto infatti incorniciare e far vedere al pubblico alcuni lavori che fino ad ora erano riservati ai soli frequentatori dello studio, quello studio che alla morte del pittore non è più stato manomesso, conservando ogni cosa al suo posto.
Si trova ad Adria, in via della Resistenza al n. 10, e varrebbe la pena di visitarlo per rendersi conto di tutta la complessità artistica di cui fu portatore Ugo  Boccato.
PEFA

20. UGO BOCCATO – Monografia del prof. Leobaldo Traniello - 1992

copertina monografia del prof. Leobaldo Traniello
Leobaldo Traniello
UGO BOCCATO
(Adria 1890-1982)

Minelliana

Ugo Boccato è uno dei più significativi pittori polesani, ma fuori dal Polesine è poco noto.
E vero che dal 1966 è comparso nei vari repertori dei pittori italiani contemporanei, e non solo in quelli pubblicati in Italia: ma si sa che questi repertori hanno un significato storico - critico analogo a quello delle "pagine gialle" degli elenchi telefonici.
Prova ne sia che nelle notevoli mostre tematiche organizzate (nel 1986, nel 1987 e nel 1991) al Castello Estense della Mesola, a pochi chilometri da Adria ma in provincia di Ferrara - mostre nelle quali accanto ai massimi nomi dell' arte italiana del nostro secolo comparivano, giustamente, anche autori di minor peso (e anche alcuni di peso minimo: ma le panoramiche debbono avere la necessaria completezza); in quelle mostre, dunque, Boccato risultava sconosciuto.
Eppure avrebbe potuto figurarvi in modo del tutto degno.
Del resto, se poté toccare alcuni dei traguardi più ambiti per un pittore - la Quadriennale di Roma (1939) e la Biennale di Venezia (1948) - vuol dire che la sua pittura supera chiaramente la dimensione provinciale.
A Boccato hanno nuociuto due fatti: l'essere vissuto in una provincia che ha tardato ad attrezzarsi sul piano culturale e su quello organizzativo nei riguardi dell'arte figurativa, e l'aver avuto un temperamento impulsivo che lo ha portato a non elaborare alcuna pianificazione strategica della propria attività.
Ma Boccato fu un artista che rispose con sincerità ad una vocazione pittorica autentica: per questo merita di essere conosciuto per quello che è stato veramente.
NOTA PREVIA
La ricostruzione della biografia personale di Ugo Boccato si presenta difficile: le notizie che egli ha lasciato di sé - in occasione di mostre personali o consegnandole ai redattori dei cataloghi degli artisti italiani del '900 - sono assai scarne e decisamente confuse; non per tutte, comunque, la verifica è stata possibile.
Quello che sono riuscito a mettere insieme è dovuto per la massima parte alla collaborazione di Franz Boccato, uno dei figli del pittore, che ha interrogato famigliari ed amici, e ha cercato fra le cose che erano state del padre.
Quest' ultimo è stato un lavoro non da poco, perché l'artista non fu affatto diligente nel raccogliere, e tanto meno nell' ordinare, una documentazione sulle proprie attività e sulle proprie vicissitudini.
Le informazioni raccolte sono state comunque numerose, e ringrazio qui Franz Boccato per avermele messe a disposizione.
Non meno difficile è stato ricostruire la biografia artistica del pittore adriese.
Oltre ad un gran numero di disegni (sui quali, oltretutto, esiste già una pubblicazione di Paolo Rizzi), sempre grazie alla collaborazione del figlio dell'artista sono riuscito ad esaminare circa 900 dipinti di Boccato.
Supponendo però che il pittore abbia realizzato in media un quadro la settimana (ed è chiaramente una stima prudenziale), e tenendo conto che è stato attivo per circa settant'anni; risulta evidente che le opere individuate costituiscono solo un campione - per quanto rilevante - della sua produzione.
Purtroppo non sono riuscito a reperire quasi nessuno dei quadri citati nelle cronache dei giornali; né alcuni di cui esistono fotografie che li fanno supporre di grande interesse.
Ancora: pochissime opere di Boccato sono datate o databili con sicurezza: troppo poche per costituire una trama abbastanza organizzata da consentire di incasellarvi le altre opere in modo abbastanza sicuro.
Malgrado tutto questo, le linee essenziali della figura artistica di Ugo Boccato mi sembrano chiare a sufficienza per consentire di dare di lui un ritratto che abbia il crisma dell' attendibilità.
Ugo Boccato nacque ad Adria, in una modesta casa del Borghetto (sull'attuale Via Cesare Battisti), 1'8 dicembre 1890, secondo dei cinque figli (tutti maschi) di Romano Boccato e Anna Casellato.
Le condizioni economiche della famiglia non erano di larghezza, tuttavia il mestiere di calzolaio permetteva a Romano Boccato non solo di non aver bisogno di far lavorare i figli fin dalla fanciullezza, ma anche di poter curare la loro istruzione oltre il livello elementare.
Ugo frequentò la scuola primaria fino alla 7^ (o aIl' 8^) classe, manifestando una chiara propensione per il disegno: tanto che i suoi genitori decisero di assecondare tale inclinazione, sia pure nei limiti loro consentiti da ciò che Adria poteva allora offrire.
Per un paio d'anni, dunque, Ugo studiò disegno e pittura privatamente presso Antonio Casellato, un giovane adriese (era nato nel 1884) che aveva studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia; dopo questo primo tirocinio, nel 1906 fu iscritto alla Scuola d'Arti e Mestieri (sezione Disegno decorativo), sempre di Adria, che era allora diretta dal prof. Antonio Viaro: ne uscirà dopo tre anni, terminando regolarmente gli studi, con l'assegnazione del primo premio.
La scuola di Boccato dovette concludersi qui: aveva 19 anni, ma la sua formazione artistica era soltanto generica. In sostanza, Boccato fu un autodidatta.
Non è chiaro come si sia svolto l'esordio artistico di Boccato: egli dirà di essersi trasferito a Venezia per qualche tempo entrando nell'ambiente artistico della città, ma facendo allusione a personaggi che poteva aver incontrato solo alcuni anni più tardi.
La prima notizia precisa che si ha sul suo conto dopo il diploma è datata 27 ottobre 1910, quando venne chiamato alle armi, nel 37° Reggimento di Fanteria.
Nel foglio matricolare, alla voce "arte o professione" è scritto "pittore": chiaro indizio della precisa volontà di seguire la strada dell'arte. La notizia successiva è del 20 novembre 1911, quando Boccato è imbarcato a Napoli per partecipare alla guerra di Libia; ritornerà in patria un anno dopo, sbarcando a Livorno il 24 ottobre, quando la guerra era anche ufficialmente conclusa.
Non prima di questo periodo Boccato poté venire in contatto con Alessandro Pomi, Duilio Corompai e Luigi Cobianco; e più tardi ancora con Aldo Bergamini e Fioravante Seibezzi (nati entrambi, questi ultimi, nel 1903). Oltre che con questi artisti Boccato ricordava di essere entrato in relazione con Alessandro Milesi, personaggio allora in altissima considerazione (insegnante all'Accademia di Belle Arti, fu sempre presente alla Biennale di Venezia dalla prima alla 19" edizione, e nel 1912 vi ebbe una mostra personale): tipico esponente della pittura tardo-ottocentesca (era nato nel 1856), Milesi vedeva nel naturalismo, e spesso nel naturalismo aneddotico, il campo privilegiato dell' arte, spendendovi (e disperdendovi) notevoli risorse tecniche.
Sarebbe interessante sapere quali rapporti si siano realmente stabiliti fra il pittore affermato e il giovane provinciale; ma è già significativo che Boccato ricordasse Milesi e non, per esempio, Ettore Tito, allora anche più celebrato, che in quegli anni (ma già da tempo) interpretava in chiave naturalistica miti e allegorie: si può già vedervi la scelta di un àmbito di interessi dettati dall'immediatezza, il rifiuto di una pittura celebrale ed equivoca.
Ciò che, poi, trova conferma nel fatto che pur apprezzando Milesi, Boccato fece poche concessioni al descrittivismo aneddotico, di cui rimane traccia solo per i titoli di quadri citati nelle cronache degli anni Venti, come "Preoccupazioni per il domani", "Piccola ladra" o "Sperdute". .
Non sembra, comunque, che Boccato avesse colto le novità che in quegli anni maturavano a Venezia nell'ambiente di Ca' Pesaro: i nomi che rimasero per lui significativi, come s'è visto, esprimono un tipo di interessi orientati non verso lo sperimentalismo, per quanto moderato, ma verso la "tradizione"; del resto, lo stesso Boccato, quando si troverà a doverla definire, indicherà come "impressionista" la propria pittura.
Boccato ricordava che nel 1913 (o nel '14) due suoi quadri - un paesaggio e una natura morta - vennero ammessi ad una mostra collettiva che si tenne a Rovigo: ma non se n'è trovata traccia sui giornali dell'epoca.
Comunque è ovvio credere che il pittore abbia cercato di farsi conoscere.
Il suo primo quadro noto, "Mio nonno", un ritratto di quegli anni, mostra un pittore pieno di vitalità e di entusiasmo, sicuramente dotato, ma non ancora padrone di un vero stile pittorico.a1
Probabilmente in quel periodo Boccato si innamora di Maria Antonia Donà, di cinque anni più giovane di lui, figlia di un muratore adriese, che gli sarà compagna riservata e fedele, e che sarà soggetto di molti quadri e di moltissimi disegni.
Il 19 maggio 1915 nasce il loro primo figlio, Gino.
La prima guerra mondiale allontana un'altra volta Ugo dal suo ambiente: nel maggio 1915 viene richiamato e mandato a Imer; due anni dopo a Pojana di Granfion, infine a Milano, dove rimane fino al congedo e dove, secondo quanto ricorderà successivamente, riesce a continuare a dipingere.
Da Milano poté tornare qualche volta ad Adria, a ritrovare i familiari, e il 28 dicembre 1918, a guerra finita, sposò Maria Antonia.
Tuttavia Boccato era ancora in servizio militare, e quindi doveva essere di stanza a Milano: per la moglie e il figlio stabilì l'abitazione presso quella dei propri genitori, i quali si erano trasferiti in Via Scalo.
Boccato ricevette la licenza illimitata il 20 luglio 1919, ma sebbene nel frattempo fosse nata la sua seconda figlia, Dolores, per qualche mese si trattenne ancora nel capoluogo lombardo, dove si era iscritto alla "Famiglia artistica" e alla "Società delle Belle Arti", evidentemente per tentare di inserirsi nell' ambiente artistico locale: e si legò di amicizia con Donato Frisia, Angelo Cantù e Giuseppe Amisani, dai quali - ricorderà - ricevette incoraggiamenti e utili consigli.
In particolare l'amicizia con Frisia (di sette anni più vecchio) sembra la più forte: qualche lettera o qualche cartolina sopravvissute mostrano che la corrispondenza fra i due rimase viva a lungo: probabilmente fino alla morte del pittore brianzolo, avvenuta nel 1953.
Anche l'esperienza milanese sembra condotta come quella veneziana: nella capitale artistica dell'Italia di quegli anni, dove erano maturate le vivaci e importanti - anche se non profonde e ormai, per tanti aspetti, già concluse - vicende del Futurismo, Boccato si accosta ad artisti per i quali la pittura è prima di tutto abilità descrittiva del dato naturale.
Nei primi mesi del 1920 Boccato rientrava definitivamente ad Adria.
Non essendoci in tutto il Polesine una galleria d'arte, Boccato espone alcuni suoi quadri nelle vetrine di negozi della città, che vengono commentati favorevolmente dal "Corriere del Polesine" (che però non ha collaboratori specializzati in fatto di arte: le note sono stese dal corrispondente locale). Ma il pittore vuole farsi conoscere in maniera convincente, e decide di allestire ad Adria la sua prima mostra personale: la annuncia fin da aprile, e la inaugura verso la fine di agosto nei locali della scuola elementare. Il discorso introduttivo fu tenuto dall'avv. Gastone Costa, giunto appositamente da Roma (il quale, per altro, parlò sull'arte in generale, non avendo avuto la possibilità di vedere prima le opere esposte).
La mostra - che rimase aperta per un mese - presentava ben 150 lavori fra olii, acquerelli, disegni a penna, a matita, a carboncino e a sanguigna; le vendite interessarono 13 olii, 5 acquerelli e 16 disegni.
Ma l'avvio non poteva essere facile. Il mestiere di artista "puro", già difficile nelle grandi città, nel Polesine di quel periodo era semplicemente impossibile, e non permetteva certo di mantenere una famiglia. Boccato tentò, nel novembre 1922, assieme ad un certo Mario Silvestrini, di avviare un esercizio di ingrandimenti fotografici, ma tre mesi dopo si ritirò dall'impresa per dedicarsi all'attività di decoratore (in pratica accettava di effettuare qualunque tipo di verniciatura): e questa attività - che durerà quasi un trentennio - gli permise per molto tempo di mantenere la famiglia anche con una certa agiatezza.
La quale famiglia aumentava nel 1921 con la nascita di Lanfranco, nel 1923 con la nascita di Carla, e due anni dopo con quella di Franz.
Nel 1923 all'Accademia dei Concordi di Rovigo, in occasione della tradizionale fiera d'ottobre, per iniziativa degli Amici dell' Arte della città si allestì una mostra di artisti polesani. Era la terza volta che si promuoveva tale manifestazione: le due precedenti, nel 1911 e nel 1917, erano state organizzare dall'Accademia stessa, e avevano visto l'adesione degli artisti locali più noti;
questa volta, invece, si verificarono molte diserzioni per cui il tono della mostra venne considerato minore. Comunque sia, vi partecipò anche Boccato.
La mostra fu recensita da Eugenio Ferdinando Palmieri sul "Corriere del Polesine", riservando a Boccato un giudizio d'attesa: ne apprezzava il temperamento ma ne denunciava l'eclettismo dispersivo.
Non conoscendo quali opere Boccato esponesse non si può verificare la consistenza di quei rilievi, ma è probabile che fossero fondati: malgrado le evidenti doti naturali Boccato non fu un artista precoce; e non si deve trascurare che gli anni decisivi per la formazione di un artista furono per lui prima poco valorizzati per la mancanza di una vera scuola, poi disturbati dalla partecipazione a due guerre: dovette, dunque, lavorare tenacemente per anni per costruirsi quella pratica di mestiere che è condizione non sufficiente ma certo necessaria per chi voglia impegnarsi seriamente nel campo nell'arte. Comunque, sulla decisione di fare della pittura lo scopo della sua vita non risulta che Boccato abbia mai avuto ripensamenti.
L'artista inseguì le esposizioni che venivano organizzate nei centri più vivi fuori dal Polesine: nel 1922 (maggio-giugno) fu presente all'Esposizione primaverile d'arte a Padova; nella primavera del 1923, alla Terza Mostra artistica nel Palazzo Ducale a Mantova espose quattro opere (un autoritratto a carboncino e tre paesaggi ad olio); nello stesso anno fu accettato alla 38" Biennale nazionale d'arte di Verona; nel 1925 partecipò all'Esposizione d'arte dei combattenti delle Tre Venezie che si tenne nell'Ala Napoleonica in Piazza S.Marco a Venezia; l'anno dopo poté esporre un quadro ("Giovane madre") alla Mostra d'arte del fanciullo d'Italia, alla Galleria Buffoli di Milano, e un altro ("Testa d'uomo") a Padova, alla 4" Esposizione d'arte delle Tre Venezie, allestita nella Sala della Ragione; in ottobre partecipò alla 2" Mostra di Belle Arti della città di Chioggia; nel 1927, in primavera, espose due paesaggi alla Permanente di Milano (e vi tornerà nei due anni successivi); alla 5" Esposizione di Padova fu presente con tre opere di grafica (e vi fu accolto anche l'anno seguente)...
In questo modo Boccato riuscì a tenersi in contatto con il mondo artistico nazionale. Erano gli anni del cosiddetto "ritorno all'ordine", quando anche gli artisti che prima della guerra avevano dato vita alle "avanguardie" rivedevano le loro posizioni estremiste e riprendevano un dialogo più diretto con le forme naturali, senza per altro restare invischiati in un naturalismo fine a se stesso. Alla fine del 1922 nasceva "Novecento"; di lì a poco Carlo Carrà rilanciava i "valori plastici" della pittura italiana da Giotto a Piero della Francesca.
Boccato non fu affatto insensibile a quegli stimoli, come dimostrano i pochi dipinti noti sicuramente databili agli anni Venti: c'è, per esempio, il "Ritratto di Aldo Chiaratti" (un commerciante adriese - che, fra l'altro, espose diversi quadri di Boccato nelle vetrine del proprio negozio - ucciso dai fascisti nel maggio 1925 perché si era opposto alle loro angherie), eseguito nel 1926, che pur con alcune durezze dovute alla copia da una fotografia, documenta uno stile di pittura molto controllato.
La primavera del 1925 aveva visto i fascisti imporre il loro potere anche ad Adria: dopo di che la vita sociale fu "normalizzata", e per molto tempo in città non emersero più - almeno a livello ufficiale - tensioni e conflitti.
Di fronte a quanto era successo negli anni precedenti, non risulta che Boccato abbia preso una posizione esplicita - una posizione ragionata e convinta:
la necessità di mantenere la famiglia e la volontà di seguire la sua inclinazione alla pittura non dovettero consentirgli molte riflessioni teoriche.
Doveva, semmai, controllare il proprio temperamento impulsivo, fondamentalmente anarchico, che poteva metterlo nei guai: e infatti gli era capitato qualche volta di trovare opportuno non rientrare a casa la sera a dormire per non farsi trovare da qualche fascista di cui non condivideva le idee; e talvolta trovò preferibile passare qualche settimana in Cadore anziché ad Adria, per lasciar passare momenti di tensione che potevano risultargli pericolosi.a2
La "normalizzazione" della vita adriese portò logicamente ad un miglioramento della situazione complessiva della città. Boccato riesce finalmente ad avere un locale ampio e adeguatamente illuminato dove poter lavorare: va ad abitare con la famiglia in una villa costruita appositamente per loro da Giò Batta Donà, impresario edile zio di Maria Antonia, sulla Via per Cavarzere (oggi Via Ragazzi del '99): vi si trasferisce da Via Alberto Mario, dove era andato ad abitare nel 1921.
Per diversi aspetti gli anni dei fasti fascisti furono favorevoli ad Adria: Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del Partito Nazionale Fascista dalla fondazione al 1943, era adriese, e non trascurò affatto la sua città: la prova più vistosa di quella "protezione" rimane il grande Teatro del Littorio (oggi Teatro Comunale), inaugurato nel 1935; ma, naturalmente, il legame di Marinelli con Adria si manifestò in mille altri modi.
Nell'estate 1929, nei locali della scuola elementare di Via Molinterran si allestisce la l" Mostra d'arte polesana (prima per Adria, ché già due ne erano state allestite a Rovigo in anni precedenti): la manifestazione è posta sotto l'alto patronato dell'on. Giovanni Marinelli, il quale mette a disposizione 3.000 lire per i premi. Boccato fa parte del Comitato esecutivo della mostra.
La giuria (composta di tre pittori: Achille Bozzato, Duilio Corompai e Angelo Pavan) divide la somma a disposi7ione in tre parti uguali, e premia anche Boccato per "La lettura": un quadro severo e controllatissimo, che rivela un Boccato capace di elaborazioni intellettuali persino sofisticate, sia pure accogliendo influssi da Cagnaccio di San Pietro e da Felice Casorati. Per il quadro aveva posato la moglie del pittore.
Sulla mostra si accese una forte polemica scatenata da Giuseppe Marchiori con una lettera pubblicata da "La Voce del Mattino" del 23 agosto, denunciando il basso livello e gli equivoci dell'esposizione; vi intervennero vari esponenti della cultura polesana (Gastone Martini, Pino Bellinetti, Eugenio F. Palmieri, ancora Marchiori). Anche Boccato venne tirato in ballo. Sia Marchiori che Martini riconobbero la validità de "La lettura", anche se denunciarono dei difetti nel disegno della mano. Palmieri (che non aveva visitato la mostra) ricordò sfavorevolmente le opere che l'adriese aveva esposto a Rovigo nel 1923. Questo fornì occasione per una lettera firmata da Ido Boccato (fratello maggiore di Ugo), pubblicata da " La Voce del Mattino" del 5 settembre, nella quale si rimproverava allo scrittore di esprimere giudizi senza aver considerato la carriera compiuta da un artista ormai accolto in diverse mostre nazionali.
Nell' esposizione adriese, comunque, Boccalo vendette cinque quadri ad olio (fra cui un "Ritratto di Giovanni Marinelli", acquistato dal Comune di Adria) e quattro disegni.
Nel 1930 il pittore allestì la sua seconda mostra personale a Chioggia. Tra marzo e maggio tornò alla Permanente di Milano, sia pure con un solo quadro ("A Valle di Cadore"), e l'anno dopo con due; nel 1932 fu presente con due paesaggi alla 3" Mostra d'arte triveneta a Padova, organizzata dal Sindacato regionale fascista Belle Arti.
Nel 1932 la Biennale di Venezia rendeva omaggio a Claude Monet, morto nel 1926, con una retrospettiva di 12 dipinti: si può credere che Boccato abbia visto quei quadri e ne sia rimasto suggestionato. Certo è che "La Voce del Mattino" pubblicò due recensioni della 2a Mostra d'arte polesana inaugurata ad Adria 1'8 agosto, una firmata da Mario Morgana (che era divenuto il collaboratore artistico del giornale), l'altra da Robert Key, ed entrambe apprezzarono di Boccato i paesaggi realizzati con uno "stile impressionista" che rappresentava una svolta nella sua pittura (ma Key sottolineò anche le discontinuità stilistiche riscontrabili nei dipinti di figura, e fra questi e i paesaggi).
La 2" Mostra d'arte polesana di Adria, ancora sotto l'alto patronato di Marinelli, ricalcava l'impostazione della precedente del '29; anche questa volta Boccato fece parte del Comitato esecutivo, e fu uno dei cinque artisti a cui fu riservata un'intera sala, per cui poté esporre 37 opere.
Alla mostra si accompagnava un concorso di pittura per il quale erano stati fissati due temi, "Paesaggio adriese" e "Soggetto polesano", con premi, rispettivamente,. per 1.000 e per 500 lire. La partecipazione al secondo tema fu così modesta per quantità e per qualità che la giuria (composta da Ugo Nebbia, Giuseppe Cordella e Giovanni Battista Scarpari) ritenne di non dover assegnare il premio, e ne unì l'importo a quello del primo tèma, dividendo le 1.500 lire fra i tre pittori che in quella sezione furono giudicati i migliori a pari merito: Bergamini, Boccato e Cobianco, le cui opere divennero di proprietà comunale.
Pochi mesi dopo, nella prima metà di dicembre, Boccato allestì un'altra personale ad Adria, nelle sale del Circolo Unione. La stampa locale ne diede notizie e recensioni piuttosto fredde. Si può ipotizzare che anche in questa occasione emergessero quelle incoerenze evidenziate dal Key pochi mesi prima, e che in realtà documentano la svolta decisiva nel!' arte di Boccato: i ritratti, che negli anni precedenti erano realizzati con preciso rigore, ora cominciano a presentare forme plasticamente più morbide e pastose, accogliendo le suggestioni dei "valori plastici" di cui Carrà si era fatto corifèo; ma è trattando il paesaggio - dove il soggetto risulta meno vincolante alla riproduzione di forme precise - che il pittore sembra più pronto a reagire e ad accogliere indicazioni per lui più utili, raggiungendo in breve un fare più sciolto, più fluido, più immediato: che sarà veramente - e finalmente - la sua pittura autentica.
Il quadro con cui Boccato partecipò, nel settembre 1933, al Premio nazionale di pittura di La Spezia, sebbene noto solo attraverso la riproduzione in catalogo, presenta un inequivocabile carattere neo-impressionista, che ancora non si trova, per esempio, nell "Autoritratto" esposto nel 1934 alla Mostra dell'Opera Bevilacqua - La Masa, in cui prevale il carattere "novecentista".
Alla fine del gennaio 1933 si costituì anche a Rovigo il Sindacato fascista Belle Arti; ne fu nominato fiduciario Gino Pinelli. Dalla corrispondenza conservata - una lettera di Bergamini e una di Cobianco - sembra che Boccato potesse svolgere un certo ruolo attivo nel sindacato, almeno nella zona di Adria; di fatto, però, la nuova organizzazione rimase inerte, rivelando ben presto che la sua funzione principale era il controllo di ogni iniziativa da parte del potere centrale: Io si vedrà chiaramente nel febbraio 1936, quando il Sindacato richiamò i podestà perché le mostre d'arte, collettive o personali, venissero consentite solo agli artisti "in perfetta regola con il Sindacato".
La sostituzione di Pinelli con Giovanni Marzolla sembrò scuotere l'organismo, e nel febbraio 1934 si inaugurò la l'' Mostra sindacale d'arte polesana, posta sotto la presidenza dell' on. Ottorino Piccinato e allestita nel salone del Consiglio provinciale dell'economia corporativa {cioè della Camera di commercio}. La commissione selezionatrice (Luigi Cobianco, Aldo Bergamini e Fioravante Seibezzi) accettò soltanto metà delle opere presentate, e fra queste cinque di Boccato: tre recenti e due di qualche tempo prima, e sulla stampa locale queste piacquero, quelle trovarono riserve per "la pegola spessa che sembra mista ai colori".
Frattanto la famiglia era ancora aumentata: nel '28 era nata Wladimira, nel'30 Omelia, nel '32 Ardea, nel '34 Cinzia. Ma il 19 maggio 1934, tre giorni prima di compiere il 72° anno, moriva Romano Boccato.
Ugo tenne con sé la madre per qualche tempo, poi Anna Casellato andò a vivere con il quartogenito Umberto.
Gli anni che seguono, anche se offrono a Boccato alcune occasioni di successo, sembrano caratterizzati da difficoltà: un indizio può vedersi nel fatto che dopo la mostra personale allestita ad Adria nel 1935 (32 opere esposte nelle sale del Circolo Littorio), per molto tempo l'artista si limitò a partecipare a collettive.
In Polesine gli avvenimenti artistici di maggior rilievo di quegli anni furono le due mostre organizzate dal Sindacato provinciale.
La 2" Mostra, allestita a Rovigo nel Salone del Grano nel luglio 1936, fu selezionata da una commissione (pittori Teo Gianniotti, Luigi Cobianco, Aldo Bergamini, Gino Pinelli e Angelo Prudenziato con funzione di segretario, e scultore Virgilio Milani) che accolse anche otto opere di Boccato, le quali riscossero un successo piuttosto tiepido, tanto che le vendite furono limitate a due paesaggi acquistati dal PNF con fondi messi a disposizione dall'on. Marinelli "a titolo di incoraggiamento" (i quadri così acquistati furono donati alla Federazione provinciale dei Fasci di combattimento); la 3" Mostra, inaugurata il 31 ottobre 1939 nello stesso locale della precedente, fu selezionata dai pittori Teo Gianniotti e Carlo Dalla Zorza e dallo scultore Toni Lucarda: Boccato vi fu ammesso con quadri ad olio e disegni, e ricevette il primo premio per il paesaggio, sia pure dividendolo ex aequo con Ernesto Pomaro.
Il quadro vincitore, "La strada", mostra in modo ormai definito i caratteri dalla pittura più matura e personale di Boccato.
Fra le due mostre rodigine c'era stata la breve esperienza "futurista" del pittore, che si lasciò coinvolgere dal Gruppo "Savarè".
Si trattava di uno dei tanti circoli sorti "sotto la guida di Sua Ecc. Marinetti" quando il Futurismo era ormai esaurito come movimento culturale e ridotto a falciare di regime.
Il Gruppo di Monselice, fondato da Corrado Forlin e Italo Fasullo, era sorto alla fine dal 1936, e fu lo stesso Marinetti ad intitolarlo "all'eroico caduto nella più futurista delle guerre, quella che ci diede !'Impero" (come affermò un articolo de "Il Polesine Fascista" del 4 marzo 1937).
Di Futurismo ad. Adria non si era mai parlato seriamente: l'unico precedente, anzi, si riduceva ad un carnevalesco veglione mascherato del febbraio 1924. Il Gruppo "Savarè", animato da spirito di proselitismo, diede vita a manifestazioni in varie province del Veneto, e nel febbraio 1938 allestì la sua 4" Mostra futurista ad Adria, sostenendola con adeguata campagna pubblicitaria; l'inaugurazione fu, naturalmente, presieduta da Matinetti. Può darsi che in quell'occasione Boccato abbia incontrato il poeta; comunque dovette rimanere in qualche modo suggestionato dall'avvenimento se poco dopo, in aprile, partecipò alla mostra del Gruppo allestita nel Teatro Sali eri di Legnago, dedicata ad "aeropittura, scultura, architettura, lattoplastica, dinamismo sportivo". Non conoscendo le sue opere "futuriste", è difficile immaginare come Boccato abbia potuto inserirsi in un programma del genere.
Boccato sosterrà poi che fu lo stesso Marinetti, incontrato pochi mesi dopo a Padova in occasione della Biennale Triveneta, a consigliarlo a continuare nella sua pittura naturalistica, certamente più sincera: e questa dovette esporre nella collettiva tenuta ad Adria nella prima metà di luglio 1938, nei locali del Teatro del Littorio.
Certamente più significativa è la partecipazione di Boccata alle mostre fuori provincia, dove il confronto era ben più arduo, con situazioni culturali comunque più vivaci di quella polesana. Gli episodi più significativi: nel novembre 1936 partecipa al Concorso nazionale "Premio Franck" al Castello Visconteo di Pavia, dove espone "Madre" (riprodotto in catalogo); a Venezia, alle mostre dell'Opera Bevilacqua - La Masa partecipa nel 1936 (la critica veneziana apprezza esplicitamente due suoi paesaggi), nel 1937, nel 1938 (un suo quadro è acquistato dal Comune di Venezia) e nel 1940; sue opere vengono esposte a Este, a Chioggia, a Padova, ecc.; nel 1941, alla 3' Mostra del Sindacato nazionale fascista Belle Arti di Milano la sua "Casa rossa" è acquistata dalla Confederazione professionisti ed artisti. Ma è nel 1939 che Boccato tocca il successo più significativo: un suo quadro, al pioppi" è accettato alla 3' Quadriennale di Roma, e poi acquistato dal Ministero della cultura popolare.
È, finalmente, una esplicita affermazione a livello nazionale.
Le soddisfazioni sul piano artistico venivano però amareggiate da un progressivo scadimento delle condizioni economiche. La famiglia era ancora aumentata con la nascita degli ultimi due figli, Everardo (1937) ed EIgizia (1939); le entrate, però, evidentemente, erano diminuite, al punto che nel 1940 si rese necessario vendere la casa di Via per Cavarzere e ritirarsi in una modesta abitazione in Vicolo Preti.
Che il pittore fosse in difficoltà si coglie anche da un altro particolare: nell' estate 1940 si rassegnò a chiedere l'iscrizione al Partito Nazionale Fascista, e accolse di buon grado di poter fare anche lavori stagionali, come quelli negli zuccherifici che allora abbondavano in Polesine.
A rendere più amara la situazione si aggiunsero i lutti: e se la morte della madre, il 2 gennaio 1939, poteva essere accettata con naturalezza per l'età avanzata di Anna Casellato, quella della moglie, il 5 settembre 1941, a soli 46 anni, fu un colpo molto faticoso da sopportare.
La seconda guerra mondiale non coinvolse direttamente il pittore: ormai cinquantenne e con un grave carico familiare, Boccato non fu chiamato a combattere, e potè quindi proseguire la sua attività artistica; e così nell'ottobre 1942, presentando quattro quadri (tre paesaggi e una natura morta), fu tra i 22 artisti che risposero all'invito del Sindacato Belle Arti per una mostra destinata - con la vendita di un' opera donata da ciascun espositore - a reperire i fondi per un nuovo organo nella chiesa rodigina della B. Vergine del Soccorso, che fu allestita nel Salone del Grano a Rovigo; e nel giugno-luglio 1943 espose un paesaggio alla Bevilacqua - La Masa.
Ma in quel tempo si agitavano anche altre, e drammatiche, questioni.
Boccato aveva formalmente aderito al Sindacato Fascista Belle Arti fin dal suo nascere per poter operare come pittore, e quando la situazione non gli offrì alternative, aderì anche al PNF: ma mantenne sempre la propria indipendenza, e i suoi amici lo sapevano: tant' è vero che poco dopo la costituzione (nel novembre 1943) del Comitato di Liberazione Nazionale di Adria fu contattato perché ne facesse parte anche lui: ed egli aderì, accettando di collaborare nell'assistenza agli sbandati e alle loro famiglie.
L'artista non potè sfuggire ad una retata compiuta dai fascisti locali, nel settembre 1944: di notte fu prelevato per essere deportato in Polonia; dopo di che il figlio maggiore fece sparire rapidamente carte compromettenti e una pistola che erano in possesso del pittore.
In Polonia Boccato rimase soltanto un mese, potendo rimpatriare fortunosamente.
Per qualche tempo, ad ogni modo, la prudenza gli suggerì di rimanere nascosto in casa, e lasciar credere di essere ancora prigioniero all' estero.
La ripresa della vita civile al termine della guerra offrì al pittore nuove occasioni.
Nell'ottobre 1946 due suoi paesaggi furono accettati alla l" Mostra d'arte moderna alla Villa Nazionale di Stra, e a fine d'anno a Rovigo il rinnovato Sindacato artisti gli allestì una personale. Nel 1947, fra l'altro, venne accolto alla 2' Mostra triveneta del ritratto a Udine. Nel 1948 riuscì" superare il vaglio dell'ammissione alla Mostra dell'Aprile milanese, e il suo "Meriggio invernale" fu esposto alla Villa Reale del capoluogo lombardo (Frisia gli comunicò l'avvenuta. accettazione con un biglietto in cui accennava che era stato eliminato più del 90% delle opere presentate): in ottobre partecipò alla Mostra del Sindacato italiano Belle Arti di Rovigo, allestita nella sede del Sindacato stesso; fu accolto, ancora, al "Premio F.P. Michetti" a Francavilla al Mare, con due paesaggi, e a Ravenna (con un paesaggio); allestì due personali (una a Badia Polesine e una a Chioggia); ma soprattutto fu accettato alla Biennale di Venezia con un paesaggio intitolato "Alberi e barche" (oggi di proprietà di un amatore di Chioggia) che conferma la linea per così dire "impressionista" ormai acquisita da Boccato da quasi un ventennio.
Quella Biennale fornì certamente a Boccato l'occasione per un nuovo contatto con il genere di pittura a lui più congeniale (vi si esponeva, infatti, una rassegna di impressionisti francesi), che può spiegare una rinnovata, più esplicita luminosità nella sua produzione successiva.
Nel 1949 Boccato è ancora a Ravenna (agosto-settembre) con tre paesaggi, e a Venezia (settembre) al "Premio Favretto"; nel 1951 torna a Ravenna, ed è a Massalombarda e ancora al "Premio F.P. Michetti". Nel maggio di quell'anno partecipa con due quadri alla mostra "I fiori nell'arte" a Rovigo, affrontando un soggetto per il quale non doveva avere molta propensione, dal momento che prima di allora non lo aveva praticamente mai trattato, e che riconsidererà qualche tempo dopo in modo altrettanto occasionale (per soddisfare le richieste di un dilettante che gli chiedeva un orientamento), raggiungendo per altro alcuni risultati di rilievo.
Sempre nel 1951 è fra coloro che espongono alla Mostra provinciale, allestita nel Salone del Grano di Rovigo, organizzata dal Comune e dal Sindacato per scegliere alcune opere con cui avviare una raccolta d'arte moderna all' Accademia dei Concordi: uno dei suoi quadri, "Pagliai", verrà ritenuto meritevole di figurare all'Accademia, e perciò premiato, dalla giuria presieduta da Virgilio Guidi.
Nel novembre 1951 il Polesine veniva investito dall'alluvione del Po, e anche Boccato con la sua famiglia - come tanti altri polesani - era costretto ad emigrare, sia pure solo per qualche mese: andò a Camino del Tagliamento, dove rimase fino al giugno dell'anno successivo. Quel paesaggio, come si deduce da una lettera scrittagli il 17 dicembre dall'amico pittore Luigi Pagan, gli risultava "un po' ostico, senza respiro e chiuso dal fitto verde": eppure è un paesaggio di campagna piatta non molto diverso da quello del Polesine. Ma forse lo guardava con gli occhi della nostalgia per la sua Adria. Là, comunque, è confortato dalla solidarietà di amici e colleghi: il 7 dicembre Bergamini gli scrive annunciandogli che gli amici della Colomba (un bar di Venezia, ritrovo di artisti) gli manderanno un aiuto; il 18 dicembre il pittore udinese Bepi Liusso, che ha curato la' vendita di due suoi quadri, gli manda 23.500 lire.
Gli anni che seguono la grande alluvione sono caratterizzati, per Boccato, soprattutto dal lavoro.
I figli sono ormai cresciuti, alcuni si sono sposati o si sono resi comunque economicamente indipendenti, per cui il pittore può progressivamente concentrare le sue energie sull'arte (ancora nel 1953 però assumeva il lavoro di tinteggiatura della Casa della madre e del bambino di Adria) .
a3 Nel settembre 1952 espone in città alcune opere eseguite a Camino del Tagliamento; poi è presente alla Mostra della ricostruzione del Polesine: la giuria, presieduta dal seno Stanislao Ceschi e composta da un architetto (Lisa Ronchi), un pittore (Guido Cadorin), uno scultore (Virgilio Milani, che funge anche da segretario), un critico (Giuseppe Marchiori) e dal presidente dell'Accademia dei Concordi (l'ing. Yorik Gasparetto), esprime un verdetto molto severo: per il concorso nazionale non assegna né il primo né il secondo premio, ma solo il terzo; istituisce però dei premi acquisto, e assegna a Boccato il più consistente; per il concorso provinciale non assegna alcun premio, ma destina la somma a disposizione per acquistare opere, fra le quali una di Boccato.
Negli anni che seguono l'artista continua ad essere accolto a manifestazioni di buon livello, come la Biennale Triveneta di Padova (1953 e 1955), come la Mostra per la 6" Campagna dell'U.S. appeal far children a Roma (1955), come la Mostra nazionale d'arte contemporanea a S. Benedetto del Tronto (luglio-agosto 1955).
Logicamente Boccato non perde le manifestazioni locali, specialmente le più qualificate (è presente alle due estemporanee organizzate a Rovigo nell'autunno del 1954 e in quello del 1955: nella prima è segnalato, nell'altra riceve un premio acquisto), ma anche le minori, come le estemporanee che, seguendo la moda del momento, vengono organizzate per le sagre dei paesi.
E tuttavia non sempre sa imporsi perché, a dispetto delle apparenze, Boccato non è un improvvisatore.
In quegli anni la vita artistica adriese viene quasi improvvisamente vivacizzata dall'arrivo di Cina Ranzato, un chioggiotto pieno di iniziative e dotato di notevole capacità organizzativa. Di professione è ufficiale giudiziario, ma ha una viva passione per l'arte ed è egli stesso un valente acquerellista. In breve mette in piedi alcune iniziative importanti per Adria e per tutto il Basso Polesine: la mostra-mercato annuale di Via Ruzzina (che nasce nel 1955 con un aspetto prevalentemente folcloristico, ma che ben presto acquista un significato di manifestazione culturale 1i respiro interregionale); la riunione degli artisti locali in un sodalizio che favorisca le occasioni di confronto e di attività (il Circolo Artistico Adriese nasce ufficialmente nei primi giorni del 1958); e trova l'ambiente dove allestire mostre con regolarità mensile (il salone dell' Albergo "Stella d'Italia", presso la stazione ferroviaria).
Boccato non fa parte, almeno ufficialmente, del gruppo dei fondatori del Circolo Artistico Adriese, ma è spesso presente alle esposizioni mensili del sodalizio.
La formula, dettata da Ranzato, prevede un tèma nuovo per ogni mese, e gli stessi espositori sceglieranno le due opere da considerare migliori, che saranno esposte non appese al muro ma su cavalletto.
Quando il tema è "autoritratto" (maggio 1958) l'onore del cavalletto è per Boccato (che, però, ha presentato un quadro del 1950).
a4 Un anno dopo Boccato deve interrompere la sua normale attività: il 13 maggio 1959 deve essere ricoverato all' Arcispedale "S. Anna" di Ferrara per essere operato all'occhio destro, nel quale si è verificato il distacco della rètina.
L'intervento ha esito favorevole, per cui, dimesso dopo la metà di giugno, il pittore riprende la sua normale attività, anche all' aperto.
Quasi che la forzata inattività e la monotonia della vita d'ospedale lo avessero costretto ad un riesame del significato del proprio lavoro, arrivando alla conclusione di dover fare qualcosa per rinnovarsi, quando rientra ad Adria Boccato decide di sperimentare l'arte "astratta" (e anche in questo si manifesta il carattere impulsivo del pittore). Vent'anni dopo, scrivendo all'amico Aldo Carlan, ricorderà quel tentativo in questi termini: "All'uscita dell' ospedale mi ero proposto di abbandonare l'impressionismo e per un periodo di tre mesi ho fatto una trentina di quadri astratti, ne ho esposti 5 a Rovigo, che sono piaciuti agli artisti, e due li ho inviati ad una mostra nazionale a Trento dove, con sorpresa, sono stati segnalati" (lettera dell'H luglio 1978).
Ma il periodo "astratto" dura poco: Ugo Nebbia Io va a trovare, riconosce che in quelle opere qualcosa di buon c'è, ma incoraggia il pittore a continuare per la strada a lui più congeniale dell'"impressionismo".
Purtroppo, però, qualche mese dopo l'intervento si verifica un nuovo distacco della retina: e questa volta i medici ritengono inopportuno tentare un nuovo intervento, il cui esito si prospetterebbe molto incerto: per cui Boccato rimane definitivamente cieco dell'occhio destro.
Ma né questa menomazione né l'età avanzata tolgono entusiasmo a Boccato, che continua a partecipare a manifestazioni importanti e secondarie, comprese le estemporanee di paesaggio che non sempre si svolgono nelle condizioni più favorevoli: come quella del Maggio Arquatese del 1962, effettuata in una giornata di tempo variabile, con momenti di pioggia: fatto che scoraggiò la partecipazione di molti artisti, ma non quella dell'ultra-settuagenario Boccato: che poi guadagnò il' secondo premio.
Con quasi mezzo secolo di carriera alle spalle, costellata di riconoscimenti anche di alto livello, Boccato era un pittore conosciuto e stimato in tutto il Polesine.
Era logico, quindi, che venisse invitato alle manifestazioni artistiche che in quegli anni si tentarono a Rovigo con l'ambizione di inserire la città in un giro di iniziative almeno regionale. Così nel 1960 partecipò a un Premio nazionale di pittura "Garofalo - Città di Rovigo" (primo di una serie mai più proseguita), e nel 1961 alla prima (e anche questa unica) Mostra d'arte triveneta, anch'essa nel vasto Salone del Grano.
Naturalmente Boccato curò anche l'allestimento di diverse mostre personali: nel maggio 1960 ad Adria, promossa dal Circolo Artistico Adriese; nel gennaio 1961 a Rovigo, alla Piccola galleria del Polesine "Livio Rizzi", e nel febbraio a Ferrara, alla galleria "Il bulino"; nel 1963 ancora a Rovigo, alla galleria "Garofalo" (12-22 giugno) e all'Accademia dei Concordi (15-25 dicembre).
Anche in questo presentarsi due volte in sei mesi nella stessa città (come già nel '32 ad Adria, dove, anzi, l'intervallo fra le due mostre fu di tre mesi), in città, per di più, di piccole dimensioni, emerge il modo istintivo con cui Boccato affrontava le situazioni: nessuna pianificazione, nessuna astuzia nel dosare le presenze, nessun calcolo sulle opportunità da cogliere o da rifiutare in vista di risultati migliori.
Altre personali di quegli anni: nel 1965 ancora ad Adria (7-15 agosto); ad Aix-les-Bains, in Savoia, dove vive il fratello minore Virgilio, e a Bologna, al Circolo Artistico (4-16 dicembre); nel 1966 a Badia Polesine (13-21 agosto); nel 1968 alla galleria "San Luca" di Verona (21-31 gennaio); nel 1969 alla galleria "Ghelfi" presso il Gambrinus di Montecatini Terme.
Intanto ad Adria si sono cominciati ad avvertire gli effetti della presenza di un gruppo organizzato di artisti: nel 1963, in seguito alla costruzione e alla sistemazione del nuovo Museo Archeologico, la sala a pianterreno del centralissimo Palazzo Cordella rimane libera e viene messa a disposizione delle mostre d'arte; nel 1968 si apre la prima galleria d'arte adriese, l’''Etruria''.
Ma nell'ottobre 1967 si verifica una scissione all'interno del Circolo Artistico Adriese, e si origina il Circolo d'Arte Figurativa Contemporanea Adriese.
Nella riunione che sancisce il distacco dal sodalizio di Ranzato, in attesa di dare al gruppo una più articolata organizzazione, viene eletto presidente Ugo Boccato, che tiene la carica fino al maggio dell' anno successivo.
In questa veste, il 15 gennaio 1968, non appena si ha la notizia del terremoto che sconvolge la Valle del Belice in Sicilia, Boccato è il primo a prendere l'iniziativa di fare appello anche alla solidarietà degli artisti polesani (come non ricordare la solidarietà ricevuta nel 1951?): egli propone che ogni artista metta a disposizione un' opera per allestire mostre ad Adria e a Rovigo, per mandare ai terremotati il ricavato della vendita.
Una trentina di pittori a Rovigo e 24 nel Basso Polesine accolgono l'invito.
La mostra di Adria, curata dal Circolo di Arte Contemporanea, frutta 130.000 lire (per avere un termine di confronto: l'abbonamento annuo ad un quotidiano allora costava 18.500 lire), che vengono consegnate alla RAI per destinarle ai soccorsi.
Il Circolo d'Arte Contemporanea organizzerà una personale di Boccato ad Adria, dall' 8 al 17 aprile 1971.
Al pittore adriese, ormai più che ottantenne, tutti guardano con rispetto, in particolare gli artisti: e non solo gli anziani che hanno combattuto come lui o con lui diverse battaglie, ma anche molti giovani attratti dalla spontaneità della sua arte: sono per lo più dilettanti che hanno bisogno di orientare il loro modo istintivo di esprimersi, e per questo trovano consonanza in Boccato: ma non sempre ne colgono l'immediatezza e soprattutto la sincerità.
Quale fosse il prestigio di cui il pittore godeva può essere suggerito dalla creazione a Loreo, nel 1975, di un Circolo culturale-artistico a lui intitolato.
Alla fine del 1974 i Boccato abbandonano la casa di Vicolo Preti e si trasferiscono in una nuova abitazione in Via della Resistenza.
Nel progettare la villa si è pensato anche ad un salone a pianterreno abbondantemente finestrato, dove il vecchio pittore potesse lavorare senza dover faticare a salire e scendere scale.
Ma sebbene le forze non siano più quelle di un tempo, Boccato è sempre un uomo energico: al punto che alla fine di ottobre 1975 riesce a sostenere e a salvare una pittrice che con lui dipingeva sull'argine di uno scolo e che era scivolata in acqua.
Ma l'energia è anche nel carattere, che mantiene la capacità di guardare il presente con realismo e onestà.
E indicativo ciò che Boccata scrive a Carlan il 30 maggio 1978: "... noi siamo vissuti in un'epoca nella quale per esporre bisognava saper dire qualcosa, avere insomma delle idee. Oggi non è più così, ci si improvvisa pittori, si fanno mostre personali, si mobilita la stampa e il gioco è fatto. Ecco perché quelli che hanno sacrificato un'esistenza si sentono defraudati".
Qui si avverte il vecchio che ricorda la fatica del tirocinio compiuto, che sa di aver protestato, all'occorrenza, quando la stampa gli era sembrata ingiustamente sfavorevole, ma che poteva andare a testa alta perché non ne aveva cercato i favori.
Ma è realismo senza amarezza, come si capisce dalla frase che viene subita dopo: "Non ti nascondo però che fra i giovani ce n'è qualcuno serio e meritevole di rispetto...".
Le sue giornate si dividono fra il lavoro al cavalletto e la visita ai figli che abitano ad Adria (ma tre vivono con lui) o la partita a carte con gli amici.
Per facilitargli gli spostamenti Franz impara a guidare l'automobile e lo porta al centro della città o in giro per la campagna a ritrovare i luoghi che erano stati soggetti di tanti suoi quadri, e che mutano continuamente di aspetto sotto l'incalzare dell'evoluzione della civiltà tecnologica.
Ne nascono sempre nuovi schizzi, appunti rapidi che poi l'artista intende rielaborare in studio.
Ma, comprensibilmente, l'attività tende a diminuire sempre più.
L'ultima mostra personale che Boccato allestisce, dal 23 febbraio al 7 marzo 1980, al Circolo culturale "Rino d'Ambros" di Cavarzere, è di disegni.
Tuttavia l'artista continua a dipingere, fino a pochi mesi prima di morire: il 22 marzo 1982, a 91 anni suonati.