Recensioni


dal quotidiano "LA NUOVA FERRARA" - 1998
Pittore di chiara matrice figurativa, pur presentando opere di immediata leggibilità, sostenute da una tecnica sopraffina, riesce a trasfondere in esse una vivacità ed una sensazione di movimento che sono l'esatto contrario della spesso inerte staticità caratterizzante i quadri della corrente figurativa. Realizzata su superfici trattate secondo un metodo personale e diversificato, i suoi lavori ricordano la solennità dell'affresco. Altra caratteristica di Boccato è l'ironia che traspare evidente in alcune opere dove la forza affabulatoria del pittore veneto sembra condurci nelle strade di una storia per immagini. Il suo leit motiv è il sole che compare in quasi tutti i quadri, a volte velato a volte in maggiore evidenza, ma sempre presente quasi a suggerire una sorta di misticismo primitivo.
dal quotidiano "IL RESTO DEL CARLINO" - 1998
La pittura di Boccato ha echi ancestrali anche se, fra luce e naturalismo, si avvicina ad un mondo moderno nelle prospettive e nell'organizzazione spaziale. Per qualità e stile fa pensare talvolta alla pittura fiamminga ma qua e là ci sono chiari richiami impressionistici alla Van Gogh e quegli alberi scheletrici possono far ricordare il tema metafisico. Comunque, tutti questi riferimenti intendono sottolineare per Boccato indubbie capacità riproduttive.
dal sito internet "www.exibart.com" - 2000 : Massimo Campaci
Nelle opere dell'artista si intravvedono i riflessi di memoria: dalla tecnica simile e vicina all'impressionismo Seurattiano (il pointinillisme) ai soggetti metafisici di un De Chirico adulto...dal figurativo espresso in miraggi cromatici, al paesaggio rurale idilliaco. I soggetti di Boccato sono sagome, figure, volti, fantasiose creature, templi...che si gonfiano di luce innaturale per incantarci con leggerezza, senza disturbo. L'armoniosità stilistica allegerisce l'occhio da scatti e folgorazioni improvvise, sentenziando una piacevolezza dell' osservare che racchiude in se meccanismi di analisi più profondi, anche se di seconda battuta...non immediati. L'incanto nasconde un rovescio della medaglia che l'artista ci propone sommessamente, senza infastidire, sussurrando accenni di messaggio: l'evoluzione umana sotto la tutela di una natura magnifica ma guardinga, attenta osservatrice del nostro operato, e pronta ad intervenire ad ogni nostro sgarro; profumi paesaggistici minati dal pervadere del tempo, l'alleato logico della natura, che con il suo incedere determina cosa meriti conservazione, e cosa invece deve necessariamente perdersi...svanire. L'artista si fa carico del compito di "avvisarci" che nello splendore del reale, costituito da prati e ruscelli, albe e squarci panoramici, cascate e scogliere placide, forse l'incantesimo è solo illusorio, e spetta alla fantasia il lavoro vero di salvaguardia. Ecco che nella surreale atmosfera che i dipinti dell'artista creano, si forma quel sentimento di attenzione per il passato, per la storia. Un richiamo simbolico che ci induce a dubitare del progresso umano, fatto di meravigliose intenzioni, ma pervaso da inevitabili errori. Il tempo e la natura dunque come giudici, oltre che come spettatori di un sogno
Dal quotidiano "LA NAZIONE" - 2000 : Coletti Mimmo
... Artista padovano, di quella scuola fiorente che si dirama in mille direzioni sempre con la ferma convinzione di rappresentare una parola ferma nell'orizzonte estetico contemporaneo, Boccato congela l'attenzione fin dalla prima occhiata. Che è quella episodica, spesso fallace del profano. Ma ad un esame più approfondito c'è davvero il rischio d'essere avvolti da una nube di incantesimi: per la tecnica sopraffina che lo conduce a scandire in profondità la pura essenza degli elementi, per la poesia arcana e l'atmosfera che riesce a comunicare sempre con sereno senso delle proporzioni. E' un itinerario visivo che prende per mano e conduce a ritroso, lungo i meandri della storia. Di una storia rivissuta con una punta di sottile melanconia e di ferrigno rispetto: appaiono l'Atene fidiaca o la Roma imperiale con l'aurea proporzione del Pantheon dal gheriglio di una noce o i giganti di pietra protagonisti di ere immemorabili, il guerriero medioevale che si stampa contro un simbolo attuale come una locomotiva, il sapore di un paesaggio che è il recinto dell'anima. Su tutto domina la clessidra del tempo riflessa nell'erma di Pericle o il timpano cristiano raggiunto a volo di creazione. Questo di Boccato è un autentico battito d'ali verso la contemplazione: superficie in rilievo, quasi porose, che aggiungono alla schiettezza del colore un etereo manto di nebbia delicata come un sospiro. Pittore inquietante, certo. E autore di mille, sfrangiate, raffinatissime emozioni.
dal semestrale "Ventaglio 90" - 2001 : Costanza Tavian
Una febbre coglie Roberto Boccato quarantunenne che, costretto al riposo domestico per venti giorni, scopre in modo distratto e insospettato il proprio talento suggestivo, dando inizio all'espressione di quell'inaspettata e tormentosa ricerca di significati spirituali di cui si caratterizza l'intensità della sua arte. Un'influenza, dunque, che si fece così rivelatrice di un'altra ancora. Di una febbre dell'anima che in ogni opera non ha mai più cessato di esaltarsi. Da questo momento si schiuse un'insignit quasi karmico, per espiodere di una passione che già era stata di suo nonno, il pittore Ugo Boccato, il quale per settanta anni rappresentò nel polesine uno degli Autori più significativi, scomparendo molto tempo prima dell'insorgere della medesima vocazione nel nipote. Di origini adriese, si trovano nei suoi lavori tutti i colori del territorio originario. Ocra, colori terra e toni freddi sono lavorati in ogni pezzo con gran cura. Una raffinata abilità artigianale rende gli acquerelli, gli oli e le tempere acriliche scelte, un mezzo per conferire all'opera la solennità di un affresco con uno stile tutto proprio. L'idea di grana sottile al fondo e il rispetto di un equilibrio cromatico sempre accorto, conducono alla sensazione della tridimensionalità, nell'eco del principio astrattista di distribuzione dei pesi. Boccato disegna una metafisica della storia. Si avvale di un simbolismo figurativo che tratta in modo molto personale. La lettura dei simboli, di realtà archetipiche ed ancestrali, costruisce un'evoluzionismo tantrico con l'ausilio dell'introspettiva complicità dell'osservatore. Si apre così l'interpretazione di quei concetti di tempo, storia, arte, libertà, fantasia, speranza, materia e forma, bene e male che, presenti nell'immaginario collettivo, acquistano valori soggettivi durante il transfert individuale. Dal realismo descrittivo di scorci di vita contadina dal fondo piatto, maggiormente caratteristici della prima produzione, si giunge alla realizzazione di una metafisica simbolista di stampo impressionista. Un surrealismo atipico, seppur ascrivibile alla tradizione figurativa contemporanea, che chiama all'analisi intimistica di chi guarda, invitato a partecipare così dei la riflessione. Una modalità espressiva che prescinde dal riferimento ad un preciso stile particolare, determinando di volta in volta le suggestioni poetiche con un manierismo originale. Nature morte e contadine, visoni paesaggistiche e castelli medievali, statue umanizzate, muri e personaggi di fantasia, vanno a scomporre l'immagine in un'assemblaggio quasi schizofrenico che conquista organicità degli elementi nell'insieme della loro semantica fondamentale. La fiabesca visione del mondo si protende oltre al paspartù. L'immagine fuoriesce dai bordi ad interagire con chi osserva, così introdotto in quella realtà dove si afferma un mondo differente, un mondo in cui la dimensione dell'esperienza limitata si spiritualizza per proiettarsi atrove, nell'infinita riserva di possibilità che supera le capacità naturali dell'individuo. Fortezze medievali vengono poste nell'alto dell'inacessibilità, scisse, ma mitigate dal volto marmoreo della castellana, imprigionata nella roccia a cospetto di un fantasma, testimone e spettro fuggitivo innanzi alla disintegrazione delle energie maschile e femminile archetipiche presenti. Una villa veneta si fa "contenitore" di storia e di oggetti materiali, sopravissuti al tempo che talvolta risparmia al di là della capacità di distruzione. Acque turbolente ed irrefrenabili si disperdono tra le fratture del coccio, inesorabilmente e senza meta, quando non riescono a diventare fonte di amore, saggezza, fede. L'inevitabile sciagura della catastrofe porta al disorientamento, al panico, alla disperazione, ma c'è sempre un sole che da luce alla rinascita, alla speranza. Un libero airone sigilla la fame d'aria, la richiesta di respiro vitale, di libertà. Una figura divina e una presenza demoniaca si incarnano nella roccia presso al vate, la figura itinerante verso il cielo che non ferma la sua ricerca spirituale. Ogni forma d'arte danza accanto alla musa delfemminile, la recettività, funzione di trasformazione, di apertura alla sensibilità, alla creatività. Il bimbo disperso ed abbandonato non può crescere senza struttura organizzata, il maschile, la forza della guida che mobilita l'azione. S. Pietro detiene le chiavi del Paradiso, la porta è aperta solo dopo un lungo e faticoso cammino di fede. La Fede Sacra è sempre minacciata da un credo profano. Le chiavi dell'amore si trovano fra le spine. La dicotomia bene-male, l'eterno scontro fra i termini opposti del divenire, staglia il proprio equilibrio in una varietà di simboli complementari. E' solo dall'incessante dialogo degli opposti che le forze in campo si muovono per individuarsi ed affermarsi, emergendo dall'indistinto grigiore. Allusioni mistiche, visioni oniriche e mitologiche si ispirano ad una Memoria Storica trattenuta e distillata dalla materialità del tempo, conducendo al modo in cui Eros si mischia in infiniti giochi con Pathos, alla Natura che è origine di Vita ma in sè matrigna, alla Fede ultima nell'esistenza di un centro creativo più profondo, che è senso e fine della Vita. Roberto Boccato, ora cinquantaquattrenne, durante il suo tragitto artistico, scelto fra l'arduo percorso di matrice non galleristica, ma itinerante presso i concorsi nazionali ed internazionali, e le tante mostre collettive e personali, ha fin'ora ottenuto molteplici riconoscimenti ed annoverato numerose premiazioni. Oggi costituisce a Padova, la propria attuale zona di residenza, un punto di riferimento istruttivo e culturale per altri artisti, che dilettanti o meno, trovano nella disponibilità e nell'esperienza dell'Autore la possibilità di far conoscere le loro opere, essendosi egli assunto l'onere di consentire il deposito del loro lavori che vengono raccolti nel suo studio, e l'impegno morale e materiale di fare da ponte di trasmissione presso le diffuse iniziative di esordio, di concorso o partecipazione.
dal quotidiano "Il Mattino di Padova" - 2001 : Squizzato Davio
L'osservatore profano che casualmente o volutamente si accosti alle opere di questo artista padovano, potrà spesso immergere il proprio sguardo in paesaggi e immagini inquietanti, a volte dominati da inaccessibili manieri medievali, da ville venete inserite in contesti surreali o da figure mistico religiose legate ad epoche passate. Ad un più esperto esame però, si può notare una raffinata maestria personale nell'uso del pennello, che produce superfici in rilievo, quasi porose, che ammantano di una sottile nebbia la schietta tavolozza dei colori prediletti, quali le terre, gli ocra ed i toni freddi, sempre in delicata armonia con il preciso e sicuro tratto grafico. I temi sviluppati nelle opere dirigono prevalentemente verso la ricerca di una maturità sopratutto nei simboli, le immagini architettoniche o poetiche quasi epiche sono sempre inserite in spazi velati ed armoniosi, luoghi dove il tempo diventa, tra passato e presente il padrone assoluto dei valori storici e classici raffigurati. La pittura di Boccato invita alla contemplazione come davanti ad un solenne affresco, le emozioni evocano e richiamano una intensa spiritualità, guida necessaria per apprezzare i lavori dell'artista.
Dal quotidiano "LA NAZIONE" - 2002 : Coletti Mimmo
Il racconto delle pietre secondo Roberto Boccato: anche stavolta fiorisce una sorta di incanto silenzioso e poi inquietudini arcane, visioni di tempi passati, frammenti di statue e personaggi che hanno la fissità dell'idolo. Complice del tutto è uno stile espressivo che diventa una firma e un sigillo, nitida e incisiva la linea, ardente la luce che definisce con forza: così è serratissima la composizione che trova equilibri di colore e di spazialità, di pieni e di vuoti. Inquietante, alla fine, la risposta (o il suo tentativo) di fronte a opere che si aprono su orizzonti lontani: Boccato si trasforma in uno storiografo, ma senza periodi definiti e sicuri. Nel senso che la fantasia creatrice regna sovrana e il volo di quest'artista non conosce confini che non siano quelli personali. E' una rassegna ricca di angolazioni: ogni quadro diventa un capitolo da sfogliare e l'insieme una narrazione avvincente e tesa. Canta anche la natura, ma assorta, ripiegata in se stessa e solitaria. Esplode la sua immaginazione quando si risvegliano le statue, volano gli angeli, si stagliano contro il fondo solenni guerrieri di marmo. Un universo che fa scorrere il tempo come i granelli di sabbia nella mano: cerchi di fermarli e alla fine ci si ritrova ad accarezzare il vento. La rassegna è godibile in ogni suo brano ed è come ritrovare un amico, Boccato appunto che sa entrare nell'animo di chi osserva.
Dal bimestrale "LA PIAZZA" - 2005 : prof. Paolo Tieto


Roberto Boccato ha seguito le tracce del nonno pittore

Tele dai segni realistici ma piacevoli

Sono cariche di tinte forti e piene di sensibilità figurativa

L'indole per la pittura Roberto Boccato l'ha avvertita presto, fin da ragazzetto, vedendo i quadri del nonno paterno che ad Adria (Ro) trovava sempre un gallerista dispostissimo ad esporglieli nel proprio salone a venderglieli. Perché piacevano a prima vista, sull'istante, considerato il modo semplice che egli aveva di rappresentare persone e cose, la maniera naturale di applicare il colore. Su questo filone è cresciuto e si è formato Io stesso Roberto che, partendo dal principio che per realizzare un quadro bisogna saper disegnare correttamente e stendere il colore con garbo, in forma armonica, ha compiuto un lungo tirocinio, una accurata e costante esercitazione prima di giungere all'effettuazione di dipinti da proporre ad estimatori e a collezionisti d'arte. Ora egli opera, da anni, con abilità e disinvoltura, fissando sulle tele immagini ispirate ai temi più diversi, di indirizzo realistico, quali può coglierle l'occhio dell'uomo, come sono in grado di recepirle le persone semplici, dotate, anche se non di grande cultura tecnica, di fine sensibilità, di buon gusto. Linee decise, tracciate con determinazione, tenendo bene a mente le norme prospettiche, i diversi piani, le profondità; e colori sfavillanti, carichi di vivida luce, di brillantezza. Tutto studiato con accorta bravura e attuato facendo continuamente ricorso a esercizio e a esperienze diverse compiute in anni e anni ormai di costante e diligente attività. Operosità che ha fruttato all'artista, fin qui, numerosi riconoscimenti, premi prestigiosi in campo nazionale (primo premio qualche anno fa a Salsomaggiore), oltre a grande soddisfazione personale, ché il maggior piacere per un pittore è sempre quello di sentirsi soddisfatto nelle personali attese, nell'aspirazione di riuscire a fare continuamente qualcosa di nuovo e di diverso nel campo della produzione segnico-coloristica. E' quanto fa lo stesso Roberto Boccato, radicato per certi aspetti alla cIassicità e per altri versi portato ad escogitare per la propria figurazione percorsi nuovi, caratterizzati da freschezza, da un soffio di rinnovata vitalità, in grado di suscitare negli animi nuovi entusiasmi, nuovo trasporto per la creatività artistica.


Dal libro “ARTISTI D'OGGI” - 2006 : prof.ssa Jana Prin Abelle
La fuga nel tempo

La mostra di Roberto Boccato nello "Zoia" di Salsomaggiore è senz'altro una delle più interessanti ed originali che mi sia stato dato di ammirare da molto tempo a questa parte. Un po' delusa della ripetitività di argomenti troppo a lungo sfruttati e tentativi talvolta non sempre riusciti di pittura od anche scultura informale, per arrivare in tempo alla stazione ferroviaria, ho tagliato per quello stabilimento termale e mi è valsa la pena di aver perso comunque il treno.Nel salone delle esposizioni (spesso usato anche per conferenze) erano esposte le opere di Roberto Boccato. E' inutile che io usi per lui definizione alcuna che riuscirebbe certo imperfetta. So solo che il mio interesse è stato immediato al primo quadro, come al primo contatto con qualcosa che io avessi desiderato e da anni sperato che fosse avvenuto, come con qualcosa che nel mio inconscio fosse maturato tra l'onirico e il reale e che avrebbe trovato in qualche modo un riscontro, una sua verità, in una visione ancor più ampia ed in un'arte, a maggior ragione, forse più adeguata laddove la parola si può sostituire col tangibile per una riscoperta di entrambi nell'immediatezza del pensiero. Già la presenza della scultura del mondo classico dipinto, come richiamo a quello attuale, presuppone una buona conoscenza di quell'arte alla quale si arriva per segreti sentieri e quel ch'è più importante a interpretarne l'oggi e forse anche a sperare in quest'oggi ed al limite nel futuro come che questa non fosse che una tappa obbligata verso una meta forse solo intuita, ma certo ancor sconosciuta. L'uomo fruga nel proprio passato e si rivolge ad un in parte testimoniato mistero con domande spesso senza risposta, o che presupponiamo solo quella che noi vorremmo fosse. Eppur rendendoci conto che se Amleto è venuto dopo il mondo il suo dubbio si è eternato da solo. La bellezza delle opere del Boccato non sta solo nell'interprete maestro pennello che si da per scontato, è ancora nella scelta degli argomenti e dei richiami ad altri tempi a dimostrarne la validità e fors'anche un certo ricorso storico dal quale sembrerebbe possibile assumere un insegnamento purtroppo, anche questo non sempre valido. Le varie età (bronzo, ferro, ecc.) e l'uomo e poi all'uomo, per l'uomo, con l'uomo la natura insondata, insondabile che talvolta aiuta l'essere, ma spesso si rende più ascosa, quasi far parte di un gioco dove essa è sempre più alta e l'uomo è sempre più sospinto a quella conquista. Sarebbe lungo esaminare, opera per opera, la bella collezione del Nostro che viene illustrando i concetti che ho sopra esposto: in quella sua pittura ch'è anche scultura, in quella sua fuga dal male ch'è anche un ritorno, nella fissità dei suoi marmi che sanno parlare, nelle sue atmosfere suscitate da misteriose promesse ed in quell'acqua che inesorabilmente scorre e sta ferma come l'Ofelia* che rimane e muore, che suscita vendetta ma anche amore, simile ad un destino bifronte che a un tempo preluda forse l'immortalità.

* Ofelia è la figura più affascinante del repertorio shakespeariano.