15. UGO BOCCATO – dal periodico “Ventaglio” - 1990

ventaglio 1990Ugo Boccato pittore della luce
di Leobaldo Traniello
Nel centenario della nascita, un ricordo del pittore di Adria
Cent'anni fa, e precisamente l'8 dicembre 1890, nasceva ad Adria Ugo Boccato, un pittore che è stato un sicuro termine di riferimento per le vicende artistiche polesane del nostro secolo: e non solo per la sua longevità fisica ed artistica (é morto a 91 anni suonati, il 22 marzo 1982, e si era diplomato con tanto di primo premio alla Scuola d'Arti e Mestieri di Adria nel 1909), ma anche e soprattutto perché la sua attività di pittore era la risposta ad una vocazione autentica.
Non è il caso di ricostruire qui la biografia dell'artista, anche se sarebbe ora di integrare e correggere le scarne e spesso imprecise notizie che Boccato diede di sé in occasione di mostre personali.
Basti ricordare che, sebbene abbia avuto qualche insegnamento specifico (prima da un giovane pittore adriese, Antonio Casellato, che aveva studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia, poi, come s'è accennato, nella Scuola d'Arti e Mestieri della sua città), Boccato fu un autodidatta; e che il periodo fu turbato dalla partecipazione a ben due guerre, quella di Libia e la prima mondiale.
Fu una lunga parentesi di sradicamento che, se non impedì del tutto a Boccato di dipingere, Io tenne fuori dai fenomeni che allora maturavano nella cultura italiana (prima di tutti il Futurismo, avviato da artisti nati almeno dieci anni prima di lui) e quando poté riprendere la vita normale, era ormai l'epoca del cosiddetto "richiamo all'ordine", quando, cioè, anche i più audaci protagonisti delle avanguardie d'anteguerra ritornavano alla pittura "figurativa".
Se poi si tien conto che per temperamento Boccato era poco incline alle speculazioni intellettuali, e preferiva l'emozione del rapporto diretto con le cose, si capisce perché il pittore non si sia mai scostato dal legame con il "vero" (qualche episodico esperimento di pittura "astratta" non ebbe séguito apprezzabile), al punto che i quadri eseguiti senza modello (non molti, invero) mostrano immediatamente delle debolezze di struttura.
Boccato, dunque. fu un pittore sostanzialmente istintivo, che ben presto trovò nella sua Adria e nel Basso Polesine la dimensione psicologica adatta, senza per questo chiudersi nella mentalità provinciale: ché, anzi, esposti in mostre regionali e nazionali i suoi quadri ispirati al paesaggio palesano seppero spesso parlare un linguaggio nient'affatto dialettale ma, invece, sostenuto e chiaro, sebbene non d'avanguardia.
Comunque la partecipazione a mostre di livello indiscusso come quello dell'Opera Bevilaequa-La Masa di Venezia, della Trivenela di Padova, della Permanente di Milano, per arrivare alla Quadriennale di Roma (1939) e alla Biennale di Venezia (1948), dice quanto basta per dare un'idea del livello raggiunto dalla pittura dell'artista adriese.
Per essersi dedicato, a partire dagli anni '50, in modo prevalente a rappresentare il paesaggio bassopolesano, Boccato fu definito "il pittore del Delta": ma si tratta di un'etichetta angusta anche se non gratùita: in realtà egli fu un valente pittore anche di figùra, e di nature morte, nonché di fiori, sebbene a questo soggetto si sia dedicato pochissimo.
Ma non si può giudicare un artista soIa dai soggetti delle sue opere: quello che ne decide il valore é il modo in cui essi vengono realizzati.
Nella lunga carriera dell'artista si debbono registrare - com'è naturale - diverse fasi.
Quella iniziale (di cui, per altro, rimangono poche testimonianze) sembra caratterizzarsi per una pittura corposa e persino massiccia e impetuosa; dopo la prima guerra mondiale, anche per influsso del "richiamo all'ordine", quella pittura si placa fino a controllare con molto rigore i mezzi espressivi; tuttavia sebbene a questa fase risalgano opere fra le più notevoli, è solo più tardi che la pittura di Boccato matura il suo tono autentico: 108 quando, all'inizio del quarto decennio, la pennellata comincia a sciogliersi in una stesura vibrante e luminosa.
Successivamente tale leggerezza cede il passo al ricupero di quella corposità che emergeva agli inizi, ma ora disciplinata da una più accorata esperienza che impedisce alla forza e alla vivacità di scivolare nell'anarchia. Poi la pittura di Boccato comincia a registrare il declino delle forze fisiche, ma alla fine risulta come profondamente spiritualizzata in toni trasparenti di una gamma acidula di colori che tuttavia sono pieni di luce.
Era questa, del resto, la sua vera mèta: scoprire che il fascino della materia-natura che ci circonda consiste nel rivelarci quella realtà impalpabile ma determinante che è la luce.
E questo spiega il suo concentrarsi sul paesaggio ricco d'acque del Basso Polesine.
Circa settant'anni di attività, dunque: e, comprensibilmente con alti e bassi, come si verifica, sia pure in vario modo, per tutti gli artisti.
Ma il bilancio complessivo ci permette di individuare in Boccato una delle figure più significative della pittura polesana.

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