Mercoledì, 10 giugno 1992
Ugo Boccato affascinato
dal mondo del silenzio
Il pittore Ugo Boccato, protagonista della vita artistica polesana nacque ad Adria l'8 dicembre 1890 dove morì, tra l'unanime cordoglio il 22 marzo 1982.
Pittore - secondo Leobaldo Traniello - sostanzialmente istintivo che ben presto trovò nella sua Adria e nel Basso Polesine la dimensione psicologica adatta, senza per questo chiudersi nella mentalità provinciale: che anzi esposti in mostre regionali e nazionali i suoi quadri ispirati al paesaggio palesano seppero spesso parlare un linguaggio nient'affatto dialettale ma, invece, sostenuto e chiaro, sebbene non d'avanguardia.
Comunque la partecipazione a mostre di livello come quello dell'Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, della Triveneta di Padova, della Permanente di Milano, per arrivare alla Quadriennale di Roma nel 1939 e alla Biennale dì Venezia del 1948, dice quanto basta per dare un' idea del livello raggiunto dalla pittura dell'artista adriese.
Per essersi dedicato, scrive ancora Traniello, a partire dagli anni '50, in modo prevalente a rappresentare il paesaggio bassopolesano, Boccato fu definito “il pittore del Delta”, ma si tratta di un'etichetta angusta anche se non gratuita: in realtà egli fu un valente pittore anche di figura, e di nature morte, nonché di fiori, sebbene a questo soggetto si sia dedicato pochissimo.
Il critico Iole Simeoni Zanollo, sulla pittura di Boccato, scrive delle “tipiche atmosfere palustri dai lontani orizzonti, dalle acque stanche che preludono il mare, dai canali assopiti lambenti casoni e casolari deserti. Raramente il tema della solitudine ha avuto accento più caldo e accorato.
E il pittore ama perdersi in queste piaghe desolate che pur serbano l' incanto di un mondo perduto.
Sono le valli di Porto Tolle, di Taglio di Po, di Ariano Polesine, realizzate in larghe stesure, con i colori suggestivi della terra che si impaluda: il ruggine, il bruno, il verde spento legato da pallide zone di rosa contro banchi di nebbia.
Un mondo di silenzio che affascina Boccato e sollecita la sua lunga e proficua meditazione”.
Infine, il critico del nostro giornale Paolo Rizzi nella monografia sui disegni di Boccato così conclude: “Un artista cosi, pur vissuto isolato, al di fuori dei mutamenti drammatici del secolo, merita una più attenta considerazione.
Non si tratta soltanto di un omaggio da parte di coloro che lo hanno amato e stimato in vita.
Si tratta di una riproposta culturale che, oggi più di ieri, appare plausibile, nel segno di un'aderenza dell' uomo e non solo dell'artista, all'ambiente da cui ha tratto la sua spinta vitale e in cui ha affinato il suo talento”.
E in questo segno tra le manifestazioni settembrine ci sarà, appunto, una mostra delle opere di Ugo Boccato, una delle figure più significative della pittura polesana.
F.F.
Pittore - secondo Leobaldo Traniello - sostanzialmente istintivo che ben presto trovò nella sua Adria e nel Basso Polesine la dimensione psicologica adatta, senza per questo chiudersi nella mentalità provinciale: che anzi esposti in mostre regionali e nazionali i suoi quadri ispirati al paesaggio palesano seppero spesso parlare un linguaggio nient'affatto dialettale ma, invece, sostenuto e chiaro, sebbene non d'avanguardia.
Comunque la partecipazione a mostre di livello come quello dell'Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, della Triveneta di Padova, della Permanente di Milano, per arrivare alla Quadriennale di Roma nel 1939 e alla Biennale dì Venezia del 1948, dice quanto basta per dare un' idea del livello raggiunto dalla pittura dell'artista adriese.
Per essersi dedicato, scrive ancora Traniello, a partire dagli anni '50, in modo prevalente a rappresentare il paesaggio bassopolesano, Boccato fu definito “il pittore del Delta”, ma si tratta di un'etichetta angusta anche se non gratuita: in realtà egli fu un valente pittore anche di figura, e di nature morte, nonché di fiori, sebbene a questo soggetto si sia dedicato pochissimo.
Il critico Iole Simeoni Zanollo, sulla pittura di Boccato, scrive delle “tipiche atmosfere palustri dai lontani orizzonti, dalle acque stanche che preludono il mare, dai canali assopiti lambenti casoni e casolari deserti. Raramente il tema della solitudine ha avuto accento più caldo e accorato.
E il pittore ama perdersi in queste piaghe desolate che pur serbano l' incanto di un mondo perduto.
Sono le valli di Porto Tolle, di Taglio di Po, di Ariano Polesine, realizzate in larghe stesure, con i colori suggestivi della terra che si impaluda: il ruggine, il bruno, il verde spento legato da pallide zone di rosa contro banchi di nebbia.
Un mondo di silenzio che affascina Boccato e sollecita la sua lunga e proficua meditazione”.
Infine, il critico del nostro giornale Paolo Rizzi nella monografia sui disegni di Boccato così conclude: “Un artista cosi, pur vissuto isolato, al di fuori dei mutamenti drammatici del secolo, merita una più attenta considerazione.
Non si tratta soltanto di un omaggio da parte di coloro che lo hanno amato e stimato in vita.
Si tratta di una riproposta culturale che, oggi più di ieri, appare plausibile, nel segno di un'aderenza dell' uomo e non solo dell'artista, all'ambiente da cui ha tratto la sua spinta vitale e in cui ha affinato il suo talento”.
E in questo segno tra le manifestazioni settembrine ci sarà, appunto, una mostra delle opere di Ugo Boccato, una delle figure più significative della pittura polesana.
F.F.
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