1. UGO BOCCATO - Mio nonno paterno

Tutto quello che ho recuperato da Internet su mio nonno è questo.
Mi propongo di pubblicare quello che ho in mio possesso.

Ugo Boccato

Leobaldo Traniello


Ugo Boccato (Adria, 1890-1982) è uno dei più significativi pittori polesani, ma fuori dal Polesine è poco noto. Eppure se potè toccare alcuni dei traguardi più ambiti per un pittore - la Quadriennale di Roma (1939) e la Biennale di Venezia (1948) - vuoi dire che la sua pittura supera chiaramente la dimensione provinciale. A Boccato hanno nuociuto due fatti: l’essere vissuto in una provincia che ha tardato ad attrezzarsi sul piano culturale e su quello organizzativo nei riguardi dell’arte figurativa, e l’aver avuto un temperamento impulsivo che lo ha portato a non elaborare alcuna pianificazione strategica della propria attività. Ma Boccato fu un artista che rispose con sincerità ad una vocazione pittoria autentica: per questo merita di essere conosciuto per quello che è stato veramente.


     Ugo Boccato
    di Padus , 10/9/2000

Di Ugo Boccato, nato a Adria nel 1890, la maestra, moglie del poeta Marino Marin, diceva sconsolata: "Disegna sempre!". Un vizio noto al padre calzolaio che a lavorare cuoio disegnato si era rassegnato pago alla fine di quella licenza, e primo premio, conseguita dal figlio scapestrato in disegno decorativo alla Scuola d'arte applicata. 
La pittura, Ugo Boccato l'aveva nel sangue; sangue caldo che nel 1909-10 lo portò a Venezia a incontrarsi con Milesi, Parmi, Cobianco. 
Figlio di popolo, nel 1912 fu spedito in Libia: ne ricavò una pugnalata ad una mano. Poca cosa se la Grande Guerra lo volle con sé per tre anni: si meritò la corte marziale per crude riflessioni sulla guerra e sulla condizione dei soldati al fronte espresse in corrispondenza sottoposta a censura: quattro anni di galera, non scontati per amnistia. 
Lo spirito ribelle che l'aveva fatto additare e inquisire quale "lanciatore" nella sassaiola indirizzata al vescovo di Adria in trasferimento a Rovigo diventava naturalmente libertario, anarchico nel significato stretto. Non lo trattennero la moglie Antonia Donà (1895-1941) né il primo figlio Gino (ne ebbe undici): negli anni '19-20 fu a Milano, sodale di Frissa, Cantù, Annigoni. Tornò ad Adria, alla famiglia anno dopo anno più numerosa. 
Non se ne allontanò più, se togliamo il periodo di soggiorno, dal '44, in un campo di concentramento in Polonia. Nel 1941 aveva perso la moglie. Dal dopoguerra lo ritroviamo a... pesca. Ci andò anche in un giorno del '75, accompagnato in auto dall'allieva Paola Rigolin Lorenzetti che cadde in acqua e lui 85enne (se ne vantava) trasse a riva. Quasi un secolo di vita, e di affetti, nelle tele di Ugo Boccato. La morte del pittore avviene nel 1982.

Oddino Guarnieri - pittore

Critica

Oddino Guarnieri è certamente uno dei pittori più famosi e prolifici nel panorama italiano dell’ultimo cinquantennio. Egli ha interagito con innumerevoli personalità sia in ambito artistico sia nel campo della critica e le sue opere si trovano tra le maggiori collezioni pubbliche e private italiane ed estere. Ma per giungere ad essere l’artista che noi oggi stimiamo, anch’egli ha dovuto attraversare un periodo di intensa e affascinante gavetta. A conferma di quanto scritto, basta osservare i primordi della sua carriera, rappresentati da alcune tavole riemerse dopo sessanta anni, per vedere come, fin dalle prime pennellate, emergono chiaramente dei tratti distintivi che diventeranno le costanti del suo essere pittore. Dipinti su tavola tra il 1949 e il 1952, questi podromi sono opere nate da riflessioni e studi che il giovane Guarnieri ha compiuto dopo aver visto, in compagnia del maestro Ugo Boccato (pittore attivo durante il secondo dopoguerra), la grande mostra parigina dedicata a W. Kandinsky.
Cosa la spinse a realizzarsi nell’ambito della pittura, vi sono stati degli eventi che hanno influito in tal senso?

Direi di sì, c’è stato un momento della mia vita in cui andai ad abitare con la mia famiglia in un appartamento della villetta del pittore Ugo Boccato, che era un grande amico di mio padre ed aveva esposto alla Biennale di Venezia. Era piuttosto anziano ma appresi da lui le tecniche fondamentali del dipingere. Avevo soltanto otto anni e mi portava con sé a dipingere in campagna. Di nascosto gli rubavo i colori e i pennelli, ma lo sapeva e si metteva a ridere perché lo facevo per amore della pittura. Una passione che mio padre ha sempre assecondato.

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